2 POESIE di Vladimir Majakovskij del 1915

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INNO ALLO SCIENZIATO (1915)
Gli abitanti di tutto l’impero
uomini, uccelli, millepiedi
rizzando le setole, spargendo le penne,
con accanita curiosità pendono ad un finestrino.
E il sole s’interessa e aprile pure,
attrae finanche un nero spazzacamino
il sorprendente, insolito spettacolo :
la figura d’un celebre scienziato.
Guardano : egli non ha qualità umane.
Non è un uomo, ma una fiacchezza bipede
con la testa morsicra interamente
dal trattato « Dei porri del Brasile ».
Gli occhi voraci addentano una lettera :
ah, povera lettera del alfabeto !
Forse così masticava il raro ittiosauro
una violetta finita tra le sue mandibole.
Contorta è la spina dorsale, come da un colpo di stanga,
ma uno scienziato si cura d’un futile difetto ?
Egli conosce assai bene ciò che scrisse Darwin,
che noi siamo soltanto i discendenti delle scimmie.
Il sole trapelerà da un minuscolo spiraglio
come una piaghetta purulenta,
per rimpiattarsi sul polveroso scaffale,
dove si ammucchiano l’uno sull’altro i barattoli.
Il cuore d’una ragazza bollito nell’iodio.
Un frantume petrificato di due estasi or sono.
E ancora, su uno spillo, qualcosa che somiglia
alla coda disseccata d’una piccola cometa.
Veglia tutte le notti. Da dietro una casaccia
il sole torna a sorridere sulle storture umane,
e in basso gli studenti lungo i marciapiedi,
vanno di nuovo con diligenz al ginnasio.
Passano, le orecchie rosse, ma a lui non dà noia
che l’uomo cresca stupido e docile ;
in cambio egli può ad ogni istante
estrarre la radice quadrata.
.
QUALCHE PAROLA PER CERTI VIZI – Quasi un inno (1915)
O tu che fatichi sia lustrando stivali,
sia come ragioniere o aiuto-ragioniera,
e tu che, per il daffare e la malinconia, hai una faccia
gualcita e verde come un biglietto da tre rubli !
Sarto, per esempio. Chi te lo fa fare
di portare questi calzoni per la prova ?
È perché non hai nessuno zio tu, e se ne hai uno
non è ricco, non è moribondo e non sta in America ?
Fattelo dire da uno intelligente e che ha letto molto :
Puskin, Scepkin, Vrubel non credevano
né al verso né al gestire né a un tono prezioso,
ma è nel rublo che credevano soltanto.
Tu vivi solo per stirare e ferirti con le forbici.
Già la barba ti s’intreccia con le canizie,
ma l’hai vista una volta almeno la melarancia
come se la cresce e cresce sopra l’albero ?
Sudate e faticate, faticate e sudate,
e i figli figlieranno e ingrandiranno,
altri ragazzi-ragionieri, altre ragazze-ragioniere,
e gli uni e le altre suderanno come questi qua.
Invece io ieri, senza l’ordine di nessuno,
come niente,
a chemin de fer con cento rubli di partenza,
alla sesta mano, me n’ero fatti tremila e duecento.
M’importa assai se, con un dito sulla bocca,
malignano che mi sarei aiutato
segnando un asso e l’altro
impercittibilmente con un’unghia.
Gli occhi dei giocatori della notte
brillavano come due rubli,
e io lì a ripulirne qualcuno, come un forzuto operaio
scarica la stiva d’una nave.
Gloria a chi per primo ha ritrovato
come rivoltare e vuotare al prossimo le tasche,
senza faticare e aguzzare l’ingegno,
ma in maniera pulita e elegante !
E quando qualcuno mi dice che il lavoro è ecc. ecc.,
come se fregasse rafano su una grattuccia arrugginita,
io, con una mano sulla spalla, gli domando soavemente :
« Voi chiedete ancora carte, quando avete un cinque ? »

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