SCEMPIO E LUSINGA
I giorni che non tornano tu chiami
e quella che mi scopri è una sembianza
ricopiata da ieri, una speranza
che stagioni promette inesistenti,
e appena spunta già non vedi l’oggi,
scaglia pietre il futuro alle tue spalle.
Se primavera frizza una mattina
sulla tua guancia illusa dalla brina,
non dire che la rosa porporina
oramai figura la nostra passione,
tu non ignori il vento che la brucia,
la livida spoglia che essa contiene.
È lo sterile inganno di un’aurora
che la tua brace finge nel mio sguardo:
la stella dedicata alla tua sorte,
scempio e lusinga, è Venere demente
e tu Sirio la credi, arpa divina,
ma è il tuo corpo di frusta che fa lampo.
Tu del rimpianto sorseggi gli aceti
e la mano ti stringe l’altra mano,
ogni notte è il congedo da te stessa.
E il fischio che fa l’eco al tuo risveglio
fosse d’un treno tornato dagli addii,
è l’amen che ricorre e non conclude.
Tu sprechi il mare per salvare la goccia,
l’ancora getti dove basta l’amo,
chiedi un delirio a chi da te implora.
Tu mi aggiri con vezzi di ventaglio
e fatua scatti in carezze di lama,
resti tu sola trappola del giuoco.
*
OMAGGIO A SEURAT
a Giovanni Scheiwiller
Qualcosa che somiglia a una bugia:
un cielo marino con le barche
dei monti, l’ombrello che fa cupola
agli amanti e la sabbia piove lenta
sui passanti che un odore incanta.
O ignoto, tu rimpiangi il fazzoletto
che al taschino ti rubò una rondine,
la donna che ti sfiora voluttuosa
forse cela un paone nella veste.
Ora stride la vita nei corsetti
e c’è la morte che manda un sospiro
dal balcone: un duo senza parole.
Ora comincia a vellicare il sole
il muso d’una scimmia, il suo collare
è un meridiano stretto cha favilla.
E dite ai signori in tuba di voltarsi
e di farsi i guanti e le cravatte
col velluto elegante di quest’aria
dove sciamano a mille i moscerini
di cipria volati dal cancan.
*
CIRCOSTANZE (IV)
“Io ti vedrò domani”,
e domani è una promessa
che ritarda il mattino,
un giorno senza data,
un luogo dannato,
una volubile certezza.
Domani è un favore
accordato all’attesa
la vita che si risparmia,
un detto, un gioco perfetto,
è un paese dove non si arriva
viaggiando tutta la vita