LA POESIA
Neanche a me piace.
A leggerla, però, con totale disprezzo, vi si scopre,
dopo tutto, uno spazio per l’autentico.
*
SILENZIO
Mio padre usava dire :
« Un uomo superiore non fa visite lunghe,
né ha bisogno di farsi mostrare la tomba di LongFellow
o i fiori di vetro di Harward.
Indipendente come il gatto –
che trascina la preda in un cantuccio,
la coda mozza del topo, pendula come una stringa dalla bocca-
gode talvolta della solitudine,
e può restare senza più parole
per parole che l’abbiano incantato.
Il sentire più profondo si manifesta sempre nel silenzio ;
non nel silenzio, nella discrezione ».
E non era insincero se diceva : « Fate della mia casa il vostro albergo ».
Ma gli alberghi non sono residenze.
*
IL PASSATO È IL PRESENTE
Se l’azione esteriore è ormai estenuata
e la rima è fuori moda,
io tornerò a te,
Abacuc, come quando in una lezione sulla Bibbia
l’insegnante parlava del verso non rimato.
Egli diceva – e credo di ripetere le sue parole esatte –
« La poesia ebraica è prosa
con una sorta di consapevolezza superiore ». Estasi offre
l’occasione, convenienza determina la forma.