È UN REATO?
È un reato sedersi al mattino
a udire la parole delle fonti,
diventare un rumore, essere l’eco
di un sussurro infinito assorto in sé?
È un reato far scivolare sugli alberi
lo sguardo, e poi calarlo giù dai rami,
rovesciarlo sul prato, distaccarlo
da un fiore per fissarlo su altri fiori?
Vagare ciechi amanti, ormai dimentichi
di quell’ora mortale che li accerchia,
sognar che il sogno può essere sogno
di un’altra vita senza soprassalti?
È un reato che tutto questo appaia
un reato, mentre il reato vero
è il nostro tempo che non dà respiro
a compiere ogni giorno tali crimini?
,
SAREBBE COSÌ BELLO…
Sarebbe così bello starsene – qui – tranquillo
– e tutto il mondo in pace –
ascoltando al mattino questa fonte,
senza pensare che la sua voce aperta e pura
cade per me franta in mille lamenti,
che nei suoi dieci ostruiti zampilli
per me ribolle un mare di sangue.
Chiuso giardino immobile, mi doni
tanta apparenza di quiete, tanto
anelito ad una vita
calma infine, e finalmente serena!
Ma non è così, perché avverto
nel più leggero zefiro che sfiora
le piante e i fiori
un rintronare di carri armati, che viene
da ogni parte, una
lunga notte di feriti e caduti
per sempre nella terra.
,
NON SEI VENUTO A ROMA PER SOGNARE
Non sei venuto a Roma per sognare. È passato
non so più quanto tempo, tu ti chiedi: Che fai,
che ti ferisci i piedi contro i sassi, che vai
a batter petto e testa contro i muri, votandoti
a tutti questi diavoli per delle ombre, rodendoti
questa tua vecchia carne fino a giungere al punto
che escono allo scoperto le tue ossa già monde,
mentre tu ti contorci tutt’intorno a te stesso,
sapendo quel che aspetti, benché non venga mai?
Non sei venuto a Roma per sognare. I tuoi sogni
sono ormai così indietro che nemmeno li scorgi,
né ti cercano più, perché non ti conoscono.