5 POESIE DI VERA PAVLOVA
Non voglio che mi cada addosso un mattone;
voglio morire con calma.
Voglio morire osservando
il corpo che espelle, goccia
dopo goccia, la vita spossata.
Farla passare attraverso me stessa,
come attraverso un setaccio fine fine,
e – alla lunga – tirare un sospiro di sollievo
per non aver scorto nulla sul fondo.
Dolore, tu sei
l’unica prova
che ho un corpo.
Me l’hai dimostrato.
Ma ora vattene! Comunque
non crederò mai
che il corpo sia la sola cosa
che ho.
La superficie del pensiero è parola.
La superficie della parola è gesto.
La superficie del gesto è pelle.
La superficie della pelle è brivido.
Perché la parola Sì è così corta?
Dovrebbe essere
la più lunga,
la più complessa,
in modo che tu non possa pronunciarla impulsivamente
e, riflettendoci, possa fermarti
a metà…
La solitudine è una malattia
trasmissibile sessualmente.
Io ti lascio in pace, e fallo anche tu.
Stiamo un po’ da soli
per parlare di questo e quello
senza dire tutto,
abbracciamoci e capiamo:
chi è solo non si può curare.
*Vera Pavlona tradotta da Linda Torresin
*FONTE: http://www.filidaquilone.it