AMICIZIA per Milan Kundera

Quando sono andato a trovarlo all’ospedale ha cominciato a raccontarmi certi suoi ricordi, fra cui una cosa che secondo lui avevo detto a 16 anni. In quel momento ho capito qual’è l’unico significato che al giorno d’oggi può avere l’amicizia: è indispensabile all’uomo per il buon funzionamento della sua memoria.
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Ricordarsi del proprio passato, portarselo sempre dietro, è forse la condizione necessaria per salvaguardare, come si suol dire, l’integrità dell’io.
 
Per fare in modo che l’io non rimpicciolisca, che mantenga immutato il proprio volume, bisogna annaffiare i ricordi come dei fiori in vaso, e tale operazione richiede un contatto regolare con i testimoni del passato – ossia con gli amici, che sono il nostro specchio la nostra memoria.
Da loro non pretendiamo altro se non che, di tanto in tanto, lucidino quello specchio perché noi ci si possa guardare dentro.
Ma se io me ne infischio di sapere che cosa facevo al liceo!
Quello che ho sempre desiderato, fin da quando ero adolescente, forse anche da quando ero piccolo, era una cosa del tutto diversa: era l’amicizia intesa come valore supremo.
C’era una frase che mi piaceva ripetere: tra la verità e l’amico, io scelgo sempre l’amico. Lo dicevo per provocazione, ma lo pensavo sul serio. Oggi so che è una massima del tutto superata. Poteva valere per Achille e Patroclo, per i moschettieri di Alexandre Dumas, e anche per Sancho Panza, che era veramente amico del suo padrone, nonostante tutti i loro dissapori.
Ma per noi non vale più. Il mio pessimismo è tale che, ora come ora, sono pronto ad anteporre la verità all’amicizia. (…)
Per me l’amicizia era la prova che esiste qualcosa di più forte dell’ideologia, della religione, della patria. Nel romanzo di Dumas, i 4 amici si trovano spesso schierati su fronti opposti, e sono quindi costretti a combattere gli uni contro gli altri. Ma questo non incrina minimamente la loro amicizia, e loro quattro continuano ad aiutarsi segretamente, giocando d’astuzia, facendosi beffe delle verità dei rispettivi fronti. Per loro l’amicizia è più importante della verità, della causa, degli ordini superiori, più importante di ogni altra cosa. (…)
L’amicizia è non è un problema che riguardi le donne. È un problema che riguarda gli uomini. È il loro romanticismo, non il nostro. (…)
Com’è nata l’amicizia? Sicuramente come alleanza contro le avversità, un’alleanza senza la quale l’uomo si sarebbe trovato disarmato di fronte ai suoi nemici. Forse oggi un’alleanza di questo genere non rappresenta più una necessità vitale.
-Ma ci saranno sempre dei nemici.
Certo, ma sono invisibili e anonimi: la burocrazia, le leggi. Che cosa può fare per te un amico quando si decide di costruire un aeroporto proprio sotto le finestre di casa tua o quando vieni licenziato? E se qualcuno ti dà una mano si tratta, anche in questo caso, di un’entità anonima e invisibile, di un’organizzazione di beneficenza… Oramai non ci sono più occasioni per mettere alla prova l’amicizia: a nessuno può più capitare di andare a prendere l’amico ferito sul campo di battaglia, né di sguainare la spada per difenderlo. Noi tutti attraversiamo le nostre vite senza incorrere in gravi pericoli, ma anche senza amicizia. (…)
Al giorno d’oggi l’amicizia, svuotata del suo contenuto originario, si è trasformata in un contratto basato sullo scambio di riguardi, insomma in una sorta di patto di cortesia. Ora, chiedere a un amico una cosa che potrebbe creargli dei fastidi è un atto di scortesia…
*Da: ‘L’identità’ di Milan Kundera
*Foto: Beatrice Neri 
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