Annie Leclerc, nata il 21 luglio 1940 a Saint-Sulpice-Laurière (Haute-Vienne) e morta il 13 ottobre 2006 nel 15° arrondissement di Parigi, Insegnante di professione e nota per il suo attivismo femminista e il suo impegno per la causa dei carcerati.
Annie Leclerc è considerata una figura importante del femminismo post-May ’68, ma un femminismo che non abolisce la femminilità nella famiglia, l’uguaglianza giuridica ed economica tra uomini e donne, e che afferma la specificità e la differenza della condizione femminile.
La sua concezione di una donna che sarebbe valutata tanto nel compimento dei compiti domestici quanto nella maternità la emargina dal movimento femminista maggioritario degli anni settanta. La sua stretta amicizia con Simone de Beauvoir non sopravvisse alla pubblicazione nel 1974 di Parole de Femme. In esso, così come in Hommes et Femmes, suggerisce che il femminismo è un’idea di origine maschile che nega la femminilità stessa. Crede che la svalutazione dei compiti domestici delle donne a favore del lavoro maschile, utile alla società, sia il prodotto di una società fallocratica. Attività come la preparazione del pasto familiare, la cura dei figli e del marito, le pulizie sono tutte attività che arricchiscono spiritualmente e che sono, insomma, proprie della vera femminilità, che lei concepisce prima di tutto come sensibilità all’ambiente diretto e più ampio, alle relazioni sociali, ecc. Conclude che la lotta delle femministe per impadronirsi delle posizioni sociali degli uomini è in definitiva una sterile sopravvalutazione di questo status sociale, che non può che giovare agli uomini, e che va a scapito dell’idea che le donne possono avere di se stesse (lottare per lo stesso status degli uomini porta al disprezzo ai loro stessi occhi), ma anche a scapito di tutta la sua sfera privata e del nucleo familiare, poiché la sfera familiare è l’unica capace di strutturare l’individuo in relazione al mondo esterno, alla società nel suo insieme.
Sulla scia delle ricerche di Michel Foucault, in particolare in Surveiller et punir, sull’inefficacia del sistema carcerario, è all’indomani del maggio 1968 che Annie Leclerc si impegna, a rischio di essere accusata di ingenuità, per un’altra causa, quella di restituire dignità al prigioniero, perché l’umanità del prigioniero non può essere ridotta al crimine che lo ha portato a perdere la libertà6. Usa le armi che ha e organizza laboratori di scrittura nelle prigioni. L’approccio sarà presto esteso da altri scrittori, François Bon, Jacques Laurens, Dominique Sigaud, André Benchetrit, Jean-Michel Maulpoix, Marie Depussé, Michel Sales, Philippe Claudel…
Nei laboratori che conduce, Annie Leclerc si astiene dal conoscere il passato criminale dei partecipanti volontari. Usa la scrittura come un mezzo per i prigionieri per riscoprire le loro emozioni nelle situazioni più ordinarie che la prigione offre. Gli esercizi di evocazione poetica, una sorta di auto-psicoterapia, sono l’occasione per riscoprire una certa gioia di vivere
*Annie Leclerc, Parole de Femme