CONVERSAZIONI SULLA CIVILTÀ – Czestaw Mitosz

CONVERSAZIONI SULLA CIVILTÀ
Poesie di Czestaw Mitosz

Sullo scuro rossore della collera

la risposta scortese

l’avversione per gli stranieri

si regge lo Stato.

Sui ruggiti dei goal

le catapecchie intorno ai porti

l’alcol per i poveri

si regge lo Stato.

– Hermancja, se facendo girare il mio anello

sparissero quei quartieri che il nostro corteo

percorre in fretta, per non vedere gli occhi fissi nel vuoto,

se invece della costrizione quotidiana, o, per dirla così,

degli svaghi pelosi attinenti alla carnalità,

tirata a lucido, fingendo di non puzzare affatto,

la gente a teatro rosicchiasse cioccolatini

e si commuovesse per l’amore del pastore Aminta

e di giorno leggesse la Summa, per fortuna troppo difficile,

nessuno sarebbe adatto alle caserme. Lo Stato crollerebbe.

*

II

Sì, è vero, il paesaggio è un po’ cambiato.

Dove c’erano i boschi, ora ci sono pere di fabbriche e cisterne.

Avvicinandosi ai ponti alla foce d’un fiume ci tappiamo

il naso,

la sua corrente trasporta nafta e cloro e composti di metile,

senza parlare delle secrezioni dei Libri delle Astrazioni:

escrementi, urina e sperma morto.

Una grande macchia di colore sintetico avvelena i pesci

del mare.

Là dove il giunco e la canna coprivano il bordo della baia,

ora c’è la ruggine di macchine sfasciate, di ceneri e mattoni.

I poeti antichi ci parlavano del profumo della terra

e delle cavallette. Oggi scansiamo i campi.

Attraversa più in fretta che puoi l’area chimica

degli agricoltori.

Sono estinti l’insetto e l’uccello. Lontano un uomo annoiato

trascina polvere col suo trattore, ha aperto l’ombrello da sole.

Chi stiamo rimpiangendo? Chiedo. La tigre? Il leone?

Lo squalo?

Abbiamo creato una seconda natura a somiglianza

della prima,

perché non ci sembrasse per caso di vivere in paradiso.

Forse quando Adamo si svegliò nel giardino

gli animali si leccavano il muso sbadigliando amichevoli

e le loro zanne nonché la coda sferzante i fianchi

erano figurative e l’averla piccola

più tardi, molto più tardi, chiamata Lanius Collurio

non conficcava i bruchi nelle spine del pruno.

Tuttavia, ad eccezione di quel momento, ciò che sappiamo

sulla Natura

non depone a suo vantaggio. La nostra non è peggiore.

Perciò vi prego facciamo finita con questi lamenti.

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