Ci sono solo due concezioni della morale dell’uomo, e sono ai poli opposti.
Una è cristiana e umana, dichiara l’individuo sacrosanto e afferma che le regole dell’aritmetica non sono applicabili alle unità umane.
L’altra parte dal principio fondamentale che uno scopo collettivo giustifica qualsiasi mezzo, e non solo permette, ma esige che l’individuo debba essere comunque subordinato e sacrificato alla comunità, la quale può disporne come di una cavia da esperimento o di un agnello sacrificale.
La prima concezione potrebbe essere chiamata moralità antivivisezione, la seconda moralità vivisezione. Ciarlatani e dilettanti hanno sempre tentato di fondere queste due concezioni; in pratica, è impossibile.
Chiunque abbia il peso del potere e della responsabilità si accorge alla prima occasione di dover scegliere; ed è fatalmente condotto alla seconda alternativa.
Puoi citarmi, da quando il cristianesimo si è stabilito come religione di Stato, un solo esempio di Stato che abbia realmente seguito una politica cristiana?
Non puoi indicarmelo.
In momenti di necessità – e la politica soffre cronicamente di periodi d’emergenza – i governanti sono sempre stati in grado di appellarsi a circostanze eccezionali che esigevano eccezionali misure di difesa.
Da quando esistono nazioni e classi, esse vivono in uno stato permanente di reciproca autodifesa, che le costringe a rimandare perpetuamente a un altro momento l’applicazione di principi umanitari…