Nirgun, è vero, hai ragione: all’insegna dell’estetica, del bello, esiste molto pattume.
Quando uso la parola ‘estetica’, mi riferisco a una qualità che esiste dentro di te. Non ha nulla a che vedere con gli oggetti – i dipinti, la musica, la poesia – ma con una qualità del tuo essere, una sensibilità, un amore per la bellezza, una delicatezza per il tessuto e il sapore delle cose, per l’eterna danza che persiste, che continua ad accadere tutt’intorno a noi, una consapevolezza di tutto questo, un silenzio che ascolta questo cuculo che chiama da lontano… non è pattume: è l’essenza più intima dell’esistenza.
Ma posso capire che tu debba esserti annoiato della cosiddetta musica classica e dei dipinti raccolti nelle gallerie d’arte. E devi essere un po’ perplesso: ti starai chiedendo come mai la gente continua a parlare tanto di queste assurdità.
L’estetica non è altro che un approccio artistico nei confronti della vita, una visione poetica. Vedere i colori con tanta totalità che ogni albero diventa un quadro, ogni nuvola riflette la presenza di Dio, ogni colore è più intenso, tu non ignori più la luminosità delle cose, resti all’erta, consapevole, in amore; sei ricettivo, aperto, accogli in te l’intera esistenza. Ecco cosa intendo con ‘attitudine estetica’: questo è l’approccio estetico.
La musica deve vivere nel tuo cuore, il tuo stesso essere deve echeggiare la musica, deve diventare un’armonia. Un uomo può esistere in quanto caos, oppure come un cosmo. La musica è il sentiero che conduce dal caos al cosmo. Un uomo può esistere in quanto disordine, disarmonia, puro frastuono, una piazza di mercato; oppure può esistere come un tempio, un sacro silenzio, in cui si ode una musica celestiale che sorge spontanea, una musica che non è creata ma nasce da se stessa.
Lo Zen la definisce ‘il battito di una mano sola’. In India, per secoli i mistici hanno parlato di ‘anahat nad’: il suono non creato. È presente nel tuo essere; non devi andare da nessuna parte, per sentirlo. È la musica più antica, e anche la più recente. È al tempo stesso la più antica e la più moderna. Ed è la musica del tuo stesso essere, il mormorio della tua esistenza.
Se non riesci a sentirlo, sei sordo.
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*Tratto da: La mente che mente di Osho