Quando la guerra finì a Candido sembrò che la sconfitta fosse qualcosa che non lo riguardasse personalmente. Era stato sconfitto il Male e lui aveva desiderato quella sconfitta (anche se poco vi aveva contribuito). La guerra l’aveva perduta il fascismo e vinta l’antifascismo, dunque si poteva dire che avevano vinto quelli che la pensavano come lui. Così si considerava, quasi, anche lui un vincitore, e mai gli passò per la testa, mentre aspettava di trasformarsi da bruco in farfalla, che prima di qualsiasi trasformazione del genere sarebbe stato necessario ammettere l’esistenza di una parte d sé, e non trascurabile, cui era toccata la sconfitta.
Finita le Resistenza Candido s’era reso ben conto che l’antitesi fascismo-antifascismo non era più utile a capire la mutata realtà che s’offriva al suo sguardo. Purtroppo quell’antitesi ch’era stata così vitali nel 44-45, si stava già ristabilendo, ma in una forma sterile e paralizzante, con la Guerra fredda e la divisione del mondo in due blocchi : Patto atlantico, cioè occidente, cioè America, cioè Democrazia, da una parte. Patto di Varsavia, cioè Oriente, cioè Russia, cioè Comunismo, dall’altra parte.
Pareva si dovesse essere condannati per sempre alle grandi semplificazioni, il Bene da una parte, il Male dall’altra – come nella parabola del Visconte Dimezzato di Calvino, che certamente simboleggiò il disagio di questa situazione e il desiderio di uscirne.
Poiché la Guerra fredda si preannunciò quando era ancor viva in Italia l’antitesi fascismo-antifascismo determinata dalla Resistenza, ben presto si confusero i termini allargandoli oltre il loro significato.
Con l’America furono identificati tutti coloro che, perché s’opponevano al Comunismo, e solo per questo, erano chiamati fascisti ; con la Russia tutti coloro che avevano combattuto contro i fascisti e che, solo per questo, anche se non erano comunisti, si preferiva chiamare comunisti.
Il partito comunista spinse il culto dell’URSS, paese-socialista-e-della-giustizia-sociale, opposto all’America, paese-capitalista-e-imperialista, oltre il vero sentimento di quei giovani che, come Candido, avevano fatto dell’America e della sua letteratura il simbolo dell’antifascismo. Com’era possibile che proprio chi, sia pure in nome di un’America-mito, era diventato antifascista, accettasse repentinamente l’immagine di un’America-reale tanto asservita (dicevano i comunisti) al fascismo internazionale ? Come avrebbe potuto dimenticare gli ideali di Giustizia e Libertà, che, a torto o a ragione, l’America aveva rappresentato durante la Resistenza ?
Così, nonostante le proposte ufficiali fossero queste, gl’individui non erano ancora disposti ad accoglierle senza verificarle, e nelle coscienze s’intrecciava ancora quel fitto dialogo che sarebbe stato presto bloccato dalla politica. Perché non avrebbero potuto coesistere Marx e Hemingway ?, si domandava ingenuamente Candido.
Così, per qualche anno, mentre il super-io lo avrebbe incitato ad occuparsi di Gramsci, della Questione Meridionale, dell’altro Risorgimento, l’io autobiografico-sentimentale avrebbe preferito Lo straniero, La Nausea e i sentieri dell’alienazione, avrebbe applaudito il ritorno dei Belli e dannati di Fitzgerald, avrebbe ammirato la tecnica spinta fino al rischio del fallimento nell’Urlo e il furore di Faulkner.
Con questi motivi inconfessabili, con queste ambivalenze, con queste riserve mentali, era poco probabile che il bruco si trasformasse in farfalla. E d’altra parte come avrebbe potuto la Cultura seguire le indicazioni di una Politica che, di lì a poco, avrebbe imposto la scelta, quella sì assurda e sterile anche se destinata a diventare obbligatoria, tra un fascismo americano alla Mac Carthy, e un fascismo russo alla Stalin ?