…era vero che Alain non aveva ricominciato con la droga, ma andare al gabinetto era sempre stato per lui un alibi per giustificare la sua perpetua assenza…
…le diede un bacio tanto immenso da farle venire voglia di rimanere a Parigi…
…gli piaceva, perché diceva soltanto le cose necessarie. Capiva però che questa necessità era insignificante…
…era novembre, ma non faceva particolarmente freddo. Il giorno scivolava sulla notte come uno straccio umido su un vetro sporco…
…all’improvviso chiamo un taxi che girava solitario come una palla su un biliardo stregato…
…Alain non sentiva i loro occhi su di sé; da qualche mese non era più sensibile agli eterni e meschini pettegolezzi della gente…
…La porta e la finestra non si aprivano su nulla. Lo specchio si apriva soltanto su di lui…
…stava lì, col tabacco che gli ardeva tra le labbra, senza alcuna risorsa, né dentro né fuori di lui…
…Alain, da quando, adolescente, aveva provato dei desideri, non pensava che al denaro. Ne era separato da un abisso quasi incolmabile scavato dalla sua pigrizia, dalla sua volontà quasi segreta e oramai quasi immutabile di non cercare di procurarselo mai con il lavoro. Ma questa fatale distanza è proprio ciò che affascina il suo sguardo. Di denaro ne aveva sempre e non ne aveva mai. Sempre un po’. Mai molto…
…era abituato ai parassiti, non si grattava più…
…Era fatta, non era stato difficile. Gli atti sono rapidi; La vita finisce presto;si arriva subito alla resa dei conti e all’irreparabile…
…Si girò, ora poteva guardare Eva Canning: la bellezza, la vita sono di gesso. Tutto era semplice, chiaro, tutto era finito. O piuttosto non c’era stato inizio, non ci sarebbe stata fine. Non c’era che questo momento, eterno. Non c’era nient’altro, assolutamente nient’altro. Ed era il nulla, folgorante…
…sentiva salirgli dentro una gran fretta. Quando la vita diminuisce, ciò che rimane si manifesta come febbre di consumarsi…
…Egli non aveva niente, aveva tutto…
4° DI COPERTINA
Pubblicato nel 1931, Fuoco Fatuo è ispirato al suicidio dello scrittore surrealista Jacques Rigaut, uno dei più cari amici dell’autore, che con lui divideva il culto della morte volontaria.
Una sorte di operazione funebre per per l’amico, ma anche per un’intera generazione ‘perduta’ e un’epoca tormentata- gli anni successivi alla Grande Guerra – che ha avuto in Dirieu la Rochelle uno dei sui più lucidi e intensi creatori.
Alain, il protagonista del romanzo, è un trentenne bello e dannato, il prodotto di una società alla deriva e al tempo stesso un uomo in rivolta, che rifiuta il mondo degradato che lo cinconda. La Rochelle diventa in queste pagine – le più che belle che abbia scritto – l’osservatore quasi scientifico, per implacabilità e minuzia di analisi, degli ultimi giorni di un uomo che sconfitto dagli eventi e dalla droga, ha deciso di compiere l’unico gesto individuale oramai possibile per sfuggire alla menzogna dell’irrealtà quotidiana. Il freddo furore introspettivo che è la cifra di Drieu raggiunge qui le sue vette più alte, in una scrittura in grado di mantenere un’impeccabile eleganza, mentre l’autore, come ha scritto Giovanni Raboni, arriva a spiarsi e a tormentarsi fino all’agonia.