GLI ALTRI SONO QUELLO CHE IO VEDO… – #VincenzoCerami (da Fantasmi)


È giusto che io paghi. So benissimo che è il fondamento principale dell’analisi.
A parte tutte le altre ragioni più pratiche, più terrene. Lo so benissimo. E come ripeto, non ne faccio una questione venale. Né me la sento di entrare nella teoria. So pure che è un argomento vecchio, stantio. Le mie ragioni però sono tutte mie, solo mie, molto personali, addirittura intime. Sono così mie che mi appaiono come assolute, mi sembra impossibile che non possano riguardare tutti. Non è una contraddizione, almeno credo. Pensi a un imbuto. Lasci stare adesso il simbolo. L’imbuto ha da una parte un grande buco largo e dall’altra un buco stretto stretto. Da quello piccolo a quello largo si possono immaginare infiniti buchi sempre più ampi, fino a quello più luminoso, che è il bordo reale dell’imbuto. Se lo gira e lo guarda dall’altra parte, gli stessi buchi, questa volta invece di ingrandirsi, rimpiccioliscono e finiscono nel collo buio.
La speranza e la disperazione sono la stessa cosa, sono solo un punto di vista. Ora io ho l’impressione che venendo qua da lei, mentre da un lato risalgo alla superficie larga, alla luce, dall’altro precipito nella bocca soffocante dell’imbuto. È solo un fatto di prospettiva, perché nella realtà ho la sensazione di andare in una sola direzione. Diciamo che questa direzione è verso gli altri, verso tutti. E lo so che questo è giusto perché gli altri sono quello che io vedo e non quello che sono veramente.
È indispensabile che io conosca le mie zone più buie, affinché io stessa non possa nascondermi la verità altrui. Insomma, se vedo gli uomini come cani è inutile che mi metta ad abbaiare. Non mi capiscono perché non sono cani. E quando dico: devo imparare! Ci devo mettere, bello grosso, il soggetto. E cioè io, io, io. Si chiamava Io l’amante di Giove che fu tramutata in vacca da Giunone. Quando qualcuno le passava accanto la poveretta muggiva, ma nessuno poteva riconoscerla. Allora lei scriveva con lo zoccolo sul fango: Io, Io, Io…
Che brutta cosa essere rinchiusi dentro un corpo che non parla!

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