Da EDUCAZIONE SIBERIANA di Nicolai Lilin
IL CIFIR
Il Cifir è un tè molto forte, si prepara e viene bevuto seguendo un rituale antico.
Ha un potente effetto stimolante: berne una tazza è come bere di colpo mezzo litro di caffè. Lo si prepara in un pentolino, il Cifirbak, che non si usa per nient’altro e che non va mai lavato coi detersivi, ma solo sciacquato in acqua fredda. Se il Cifirbak è nero, sporco di residui di tè, è più apprezzato, perché il Cifir viene più buono.
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Quando l’acqua bolle, si spegne il fuoco e si mette dentro tè nero in foglie, non sminuzzato, e rigorosamente proveniente da Irkutsk, in Siberia: lì coltivano un tè particolare, il più forte e gustoso che ci sia, amato dai criminali di tutto il Paese.
Per un Cifir come si deve si mette fino a un mezzo chilo di foglie di tè. Le foglie devono essere lasciate in infusione per non più di dieci minuti, altrimenti il Cifir diventa acido e cattivo.
Sul pentolino va messo un coperchio, per non far uscire il vapore; è consigliato avvolgere tutto con un asciugamano, per mantenere la temperatura.
Il Cifir è pronto quando non ci sono più foglie galleggianti in superficie: non a caso si dice che il Cifir è caduto per dire che è pronto.
Si filtra tutto con un colino: le foglie di tè non si buttano, si mettono in un piatto e si lasciano lì ad asciugare, serviranno per fare poi un tè normale.
Il Cifir va bevuto in un grande bicchiere di ferro o d’argento, che contiene più di un litro di tè.
Si beve in gruppo, passandosi l’un l’altro questo bicchiere chiamato Bodjaga, che nella vecchia lingua siberiana significa borraccia.
Va passato al compagno in senso orario e mai antiorario; ogni volta bisogna berne solamente tre sorsi, non uno di più e non uno di meno.
Bevendo non si può parlare, fumare, mangiare o fare qualsiasi altra cosa. Vietato soffiare dentro il bicchiere: è un segno di maleducazione.
Per primo comincia a bere quello che ha preparato il Cifir, poi il bicchiere passa agli altri, e quello che lo finisce deve alzarsi, lavarlo e rimetterlo al suo posto. A quel punto si può parlare, fumarsi una sigaretta, mangiare un dolce.
Il Cifir più buono è quello preparato sul fuoco vivo della legna: per questo motivo in molte case nei camini c’è una struttura fatta apposta per prepararlo; altrimenti si usano stufe, ma mai il fuoco del gas.
In Siberia, una volta preparato, il Cifir va bevuto subito: se si raffredda non lo scaldano più, lo buttano. In altri posti il Cifir può essere riscaldato, ma non più di una volta.
E il Cifir riscaldato non si chiama più così, ma Cifirok: un diminutivo, in tutti i sensi.
*Foto presa da Wikipedia