IL DESTINO in KAFKA SULLA SPIAGGIA



999944_10152168601995781_121403212_n Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura.

E il vento cambia andatura, per seguirti meglio.

Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo.

Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra col dio della morte prima dell’alba.

Perché quel vento non è qualcosa che arriva da lontano, indipendente da te.

È qualcosa che hai dentro.

Quel vento sei tu.

Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia.

Attraversarlo, un passo dopo l’altro.

Non troverai sole né luna, nessuna direzione, e forse nemmeno il tempo.

Soltanto una sabbia bianca, finissima, come fosse fatta di ossa polverizzate, che danza in alto nel cielo.

Devi immaginare questa tempesta di sabbia.

E naturalmente dovrai attraversarla, quella violenta tempesta di sabbia.

È una tempesta metafisica e simbolica.

Ma per quanto metafisica e simbolica, lacera la carne come mille rasoi.

Molte persone verseranno il loro sangue, e anche tu forse verserai il tuo. Sangue caldo e rosso.

Che ti macchierà le mani. E il tuo sangue, e anche il sangue di altri.

Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo.

Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero.

Ma su un punto non c’è dubbio.

Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi era entrato.

Sì, questo è il significato di quella tempesta di sabbia.

*Testo: KAFKA SULLA SPIAGGIA – Murakami Haruki