La lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio.
L’assassinio di Allende ha rapidamente cancellato il ricordo dell’invasione russa in Boemia, il sanguinoso massacro nel Bangladesh ha fatto dimentica Allende, la guerra nel deserto del Sinai ha soffocato il pianto del Bangladesh, il massacro in Cambogia ha fatto dimenticare il Sinai, e così via e così via, fino al più completo oblio da parte di tutti.
Giacché tutti gli uomini, dai tempi dei tempi, sognano l’idillio, il giardino in cui cantano gli usignoli, una terra di armonia in cui il mondo non si erge contro gli uomini e l’uomo contro l’uomo, ma dove anzi il mondo e tutti gli uomini sono fatti della stessa materia e il fuoco che brilla nel cielo è lo stesso che arde nei cuori umani.
Non ignorava questo grande segreto della vita: le donne non cercano uomini belli. Le donne cercano gli uomini che hanno avuto donne belle.
Gli avvenimenti storici, nella maggioranza dei casi, si assomigliano l’un l’altro senza alcuna originalità, ma a me sembra che in Boemia la storia abbia messo in scena una situazione mai sperimentata. Lì non è insorto, secondo la vecchia ricetta, un gruppo di persone (una classe, un popolo) contro un altro, lì le persone (una generazione di persone) si sono rivoltte contro la loro stessa giovinezza.
Conosce questo tipo di commercio. Sono pronti a vendere a un uomo il futuro in cambio del suo passato.
Voleva farla scomparire dalla fotografia della propria vita non perché non l’amava, ma proprio perché l’aveva amata.
Ma il carcere, benché interamente circondato da mura, è un palcoscenico della storia splendidamente illuminato.
Karel è ancora pieno della bellezza della notte. Sa perfettamente che su due o tremila atti d’amore (quante volte ha fatto l’amore nella sua vita?), due o tre soltanto sono davvero essenziali e indimenticabili, mentre gli altri non sono che ritorni, imitazioni, ripetizioni o evocazioni. E karel sa che l’amore di quella notte è uno di quei due o tre grandi atti d’amore e ne prova una sorte d’immensa gratitudine.
Piangeva sempre, quando voleva ottenere qualcosa da loro. Li accusava con il suo pianto e non c’era nulla di più aggressivo delle sue lacrime.
Noi non dobbiamo cercare di sostituire un tipo di potere con un altro, ma negare il principio stesso del potere, e negarlo dappertutto.
Ma io so che ci sono sguardi alla cui tentazione nessuno sa resistere: per esempio quelli che si è tentati di gettare su un incidente stradale o su una lettera d’amore che appartiene ad altri.
La memoria del disgusto è più grande della memoria della tenerezza.
Gli adoratori o poeti sono da sempre una preda magnifica per le isteriche, che sanno che non le schiaffeggeranno mai. Gli adoratori sono disarmati di fronte alle donne perché non hanno mai superato l’ombra della madre. In ogni donna vedono la messaggera della madre che si stende e le si sottomettono. La gonna della madre si stende su di loro come la volta celeste.
L’orgoglio del poeta non è un orgoglio banale. Solo il poeta conosce il valore di quello che scrive. Gli altri lo capiranno molto più tardi o forse non lo capiranno mai. Per questo il poeta ha il dovere di essere orgoglioso. Se non lo fosse tradirebbe la sua opera.
Sono esattamente questi dettagli, un vestito mal scelto, un lieve difetto nella dentatura, un’incantevole mediocrità dell’animo, che rendono viva e vera una donna. Le donne dei manifesti o delle riviste di moda che oggi quasi tute tendono di imitare non sono attraenti, perché sono irreali, perché sono una somma di istruzioni astratte. Sono nate da una macchina cibernetica e non da un corpo umano! Amico mio, io le garantisco che la sua provinciale è proprio la donna giusta per un poeta e le faccio le mie congratulazioni!
Sul suo vestito ridicolo la poesia aveva gettato un mantello di parole sublimi. Ne aveva fatto una regina.
Il tempo del romanzo di Kafka è il tempo di un’umanità che ha perduto la continuità con l’umanità, di un’umanità che non sa più nulla e non ricorda più nulla e abita in città che non hanno nome e le cui strade sono anch’esse senza nome o con un nome diverso da quello che portavano ieri, perché il nome è continuità con il passato e le persone che non hanno passato sono persone senza nome.
La sessualità, liberata dal legame diabolico con l’amore, è diventata una gioia di angelica semplicità.
I bambini non sono l’avvenire perché saranno un giorno adulti, ma perché l’umanità si avvicina sempre di più al bambino, perché l’infanzia è l’immagine dell’avvenire. Esclamava: fanciulli, non guardate mai indietro, e questo voleva dire che non dobbiamo mai permettere che la’vvenire ceda sotto il peso della memoria. Poiché i bambini sono anche senza passato e in ciò consiste tutto il segreto della magica innocenza del loro sorriso. La storia è un succedersi di mutamenti effimeri, mentre i valori esterni si perpetuano al di fuori della storia, sono immutabili e non hanno bisogno della memoria.
Siamo tutti prigionieri di una concezione rigida di ciò che è importante e di ciò che non lo è, puntiamo gli occhi ansiosi sull’importante, mentre di nascosto, alle nostre spalle, l’insignificante conduce la sua guerriglia che finirà col cambiare inosservata il mondo colgiendoci di sorpresa.
Il suo sorriso era quello di una donna che sa che su di lei anche un naso rosso per il raffreddore non è privo di fascino.
*IL LIBRO DEL RISO E DELL’OBLIO – Milan kundera
*Foto di Valentina Caiazzo