IL MENDICANTE E’ UN LAVORO COME TUTTI GLI ALTRI
George Orwell (da Senza un soldo a Parigi e a Londra)
Mi sembra sia il caso di accennare alla posizione sociale dei mendicanti, perché quando si è fatta per un po’ la loro vita si è visto che sono esseri umani come tutti gli altri, non si può non restare colpiti dal curioso atteggiamento che la società assume nei loro confronti. È come se i fosse una differenza fondamentale fra i mendicanti e la gente normale che lavora. I mendicanti sono una razza a parte, messa al bando come i criminali e le prostitute. La gente normale lavora, i mendicanti non lavorano; sono parassiti, per loro stessa natura privi di ogni valore. Si dà per scontato il fatto che un mendicante non si guadagna la vita, come se la guadagna un muratore o un critico letterario. Il mendicante è una mera escrescenza sociale, tollerata perché viviamo in tempi umani, ma fondamentalmente spregevole.
Eppure, se si considerano le cose attentamente, si constata che non esiste una differenza sostanziale tra il modo di guadagnarsi la vita del mendicante e quello di innumerevoli persone rispettabili. I mendicanti non lavorano, si dice; ma poi, che cos’è il lavoro? Lo sterratore lavora brandendo il piccone, il contabile lavora sommando cifre; il mendicante lavora stando in piedi all’aperto col bello e col cattivo tempo e facendosi venire le vene varicose, bronchite cronica eccetera.
È un mestiere come tutti gli altri; del tutto inutile, naturalmente, ma in fondo molti mestieri onorati sono del tutto inutili. E come tipo sociale il mendicante può essere paragonato, con suo vantaggio, a decine di altri. Lui è onesto in confronto a chi vende gran parte delle specialità farmaceutiche, di pensiero elevato in confronto al proprietario di un giornale della domenica, amabile in confronto a chi vende merce a rate: insomma, è un parassita, ma un parassita abbastanza innocuo. Raramente estorce alla collettività più dell’indispensabile per non morire e inoltre a prezzo di tali sofferenze che, secondo le nostre idee morali, dovrebbe riscattarsi completamente. Io non credo che in un mendicante ci sia qualcosa che lo pone in una categoria diversa dagli altri, o che dia alla maggior parte degli uomini moderni il diritto di disprezzarlo.
S’impone allora questa domanda: Perché i mendicanti sono disprezzati?, dal momento che sono disprezzati universalmente. Io credo che dipenda semplicemente dal fatto che non riescono a guadagnare abbastanza per vivere decorosamente. In pratica a nessuno importa se un lavoro è inutile o utile, produttivo o parassitico; l’unica cosa richiesta è che sia redditizio. Quale altro significato c’è in tutte le chicchere moderne sull’energia, l’efficienza, l’utilità sociale e il resto, se non : Fa’ quattrini, falli legalmente, fanne un mucchio ?
Il denaro è diventato il banco di prova del valore. In questa prova i mendicanti falliscono, e per questo sono disprezzati. Se si potessero guadagnare dieci sterline alla settimana con l’assiduo accattonaggio, immediatamente l’accattonaggio diventerebbe una professione rispettabile. Un mendicante, considerato realisticamente, è semplicemente un uomo d’affari che, come altri uomini d’affari, si guadagna la vita come capita.
Egli non ha perduto l’onore più di quanto l’abbiano perduto la maggior parte degli uomini moderni: ha solo commesso l’errore di scegliere un mestiere col quale è impossible diventare ricco.