Noi non lavoriamo che a riempire la memoria e lasciamo l’intelletto e la coscienza vuoti. Così come gli uccelli van qualche volta alla ricerca del grano e lo portano nel becco, senza assaggiarlo, ai loro piccini, i nostri pedanti vanno spigolando la scienza nei libri e non la tengono che nella punta della lingua solo per vomitarla e gettarla al vento…
Ma, quel che è peggio, gli scolari e i figlioli dei pedanti non se ne nutrono né se ne alimentano di più; così essa passa di mano in mano al solo scopo di essere messa in mostra, di intrattenere gli altri e di farne dei racconti, come una vana moneta inutile ad ogni altro scopo e buona solo a essere contata e buttata via.
Noi custodiamo le opinioni e il sapere altrui ed è tutto;
Bisogna invece farli nostri.
Noi facciamo come colui che, avendo bisogno del fuoco, ne andasse a cercare dal suo vicino, e, avendone trovato uno bello e grande, si fermasse là a riscaldarsi senza ricordarsi più di portarne a casa sua.
Che cosa importa avere lo stomaco pieno di cibo se non lo digeriamo, se non lo assimiliamo, se non ci aumenta e ci rinforza?
Piacesse a Dio che per il bene della nostra giustizia quelle assemblee si trovassero altrettanto fornite di intelligenza e di coscienza come lo sono anche di scienza!
Non per la vita, ma per la scuola, impariamo.
Ora il sapere non deve essere appiccicato all’animo ma deve immedesimarsi con quello; non basta che l’anima ne sia spruzzata, bisogna che se ne colori, e se esso non la muta e non migliora la sua condizione imperfetta, certamente è molto meglio lasciarlo stare;
E’ un arma pericolosa e che impaccia e che ferisce il suo padrone se si trova in una mano debole che non ne conosca l’uso;
Così che sarebbe stato meglio non aver imparato nulla.
E se questo scopo di arricchirsi, che solo oggi ci viene proposto per mezzo della giurisprudenza, della medicina, della pedagogia, e anche della teologia, non le accreditasse, le vedreste senza dubbio così povere come non furono mai.
Che peccato che non ci insegnano né a pensare né a ben fare! Da quando son comparsi i dotti, son scomparsi i buoni.
Ogni altra scienza è dannosa a chi non possieda quella della bontà.
Da ‘Il piacere della virtù’ di Montaigne
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