Scese dal furgone e si avvicinò al banco della ricezione, disse chi era, spiegò che era lì per un chiarimento, per parlare con il capo, se era possibile, è una questione importante, aggiunse. L’impiegato lo guardò con aria dubbiosa, era più che evidente che non potevano esser importanti né la questione né la persone che gli stava davanti, scesa da un misero furgone che annunciava Fornace, perciò rispose che il capo era occupato, In riunione, precisò, e occupato sarebbe stato per tutta la mattina, che gli dicesse dunque cosa desiderava. Il vasaio spiegò quello che aveva da spiegare, non si dimenticò, per impressionare l’interlocutore, di alludere alla conversazione telefonica avuta con il capoufficio, e finalmente udì l’altro dire, Vado a domandare a un Vicecapo. Temette Cipriano Algor che gli spuntasse quel malvagio che gli aveva amareggiato la vita, ma il vicecapo che si presentò era educato e attento, concordò che era un’eccellente idea, Ben fatto, signore, è buono per lei e ancora meglio per noi, intanto che fabbricate la seconda consegna di trecento e preparate la produzione dei rimanenti seicento esemplari, sia che lo facciate in due consegne, come nel caso attuale, o in una volta sola, noi potremo osservare l’accoglienza del prodotto, i commenti espliciti o impliciti, orientate su due versanti, in primo luogo, la situazione precedente all’acquisto, cioè, l’interesse, l’appetenza, la volontà spontanea o motivata dall’uso, cioè il piacere ottenuto, l’utilità riconosciuta, la soddisfazione dell’amor proprio, tanto da un punto di vista personale quanto da un punto di vista collettivo, sia esso familiare, professionale o qualsiasi altro, la questione, per noi essenzialissima, consiste nell’appurare se il valore d’uso, elemento fluttuante, instabile, soggettivo per eccellenza, si situa troppo al di sotto o troppo al di sopra del valore di scambio, E quando succede, che fate, domandò Cipriano Algor tanto per domandare, al che il vicecapo rispose in tono condiscendente, Mio caro signore, suppongo che non si aspetti che le riveli adesso il segreto dei segreti, Ho sempre sentito dire che il segreto dei segreti non esiste, che è una mistificazione, un falso mistero, una favola ancora da inventare, un racconto che poteva essere stato fatto e non lo è stato, Ha ragione, il segreto dei segreti non esiste, ma noi lo conosciamo.
Cipriano Algor si ritrasse come fosse stato vittima di un’aggressione inattesa.
Oppresso, sotto l’impressione di un’inquietante minaccia, Cipriano Algor montò sul furgone e uscì dal sotterraneo. L’ultima frase del vicecapo gli rigirava in testa, Il segreto dei segreti non esiste, ma noi lo conosciamo, non esiste, ma noi non lo conosciamo, non esiste, ma lo conosciamo, lo conosciamo. Aveva visto cadere una maschera e aveva capito che dietro ce n’era un’altra esattamente uguale, capiva che le maschere successive sarebbero state fatalmente identiche a quelle già cadute, è vero che il segreto dei segreti non esiste, ma loro lo conoscono.
——> ALTRO DI : #JoséSaramago