La Coscienza di Zeno
La “storia interiore” del capolavoro di Italo Svevo, il romanzo La Coscienza di Zeno, pubblicato nel 1923, si dipana attraverso 8 capitoli, ai quali lo stesso autore assegna i seguenti titoli: Prefazione, Preambolo, Il fumo, La morte di mio padre, La storia del mio matrimonio, La moglie e l’amante, Storia di un’associazione commerciale e Psicoanalisi. L’articolazione delle vicende non segue una logica spazio–temporale, ma il flusso dei ricordi del protagonista, Zeno Cosini, ricco e anziano commerciante triestino, indotto dal suo medico psicoanalista, il Dott. S., a scrivere la sua autobiografia per comprendere meglio se stesso e guarire da quella forma di abulia che lo rende incapace di agire.
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Prefazione.
Le poche righe che costituiscono la Prefazione, a firma del Dott. S., servono a chiarire l’intento per cui il medico decide di pubblicare gli scritti di Zeno: il suo paziente, che non ha accettato di buon grado la sua ingiunzione, decide di interrompere la cura proprio quando comincia a sortire effetti positivi. E’ chiaro che il paziente solo per un atto di obbedienza nei confronti dell’analista ha accettato la sua ingiunzione, ma poi si sottrae alla terapia, sicché il medico per “vendetta” decide di dare alle stampe il resoconto di Zeno. E’ questa la “cornice” del romanzo, che si fonda su una sorta d’inganno, messo a segno dal medico.
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Preambolo.
Il breve Preambolo, è scritto sempre in prima persona; ma questa volta è Zeno a parlare per presentarci la situazione e il tempo in cui nasce la scrittura della biografia.
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Zeno, su indicazione del medico, deve annotare (e lo fa, ma senza voglia) tutto quello che riguarda il suo passato, fino a “vedere la sua infanzia”; per facilitare il compito suo e del dottore, che analizzerà lo scritto, egli stesso vuole informarsi sull’argomento della psicoanalisi, leggendo testi che però lo annoiano fino a procurargli il sonno.
Il fumo. Nell’iniziare a fissare i ricordi più significativi, il protagonista decide di assegnare la priorità al vizio del fumo. Attraverso di esso, il giovane Zeno intende, con la complicità della madre, realizzare un atto di trasgressione nei confronti del padre, che gli ha sempre vietato di fumare.
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Zeno, pur consapevole dei danni arrecati alla salute dal fumo, persiste nel vizio e rinvia di giorno in giorno quella che “dovrebbe essere” l’ultima sigaretta (la sigla U.S. che ricorre frequentemente nel testo significa proprio Ultima Sigaretta). La storia del fumo ha anche un’altra appendice narrativa: Zeno, dietro consiglio della moglie, accetta di andare a disintossicarsi in una clinica, ma la “reclusione” in questa clinica–carcere fa scattare in lui un inspiegabile raptus di gelosia verso la moglie, perché irrazionalmente teme che la consorte lo abbia fatto ricoverare lì per diventare l’amante del dottore.
La morte di mio padre. Il rapporto conflittuale di Zeno con i genitori viene ancor meglio precisato in questo capitolo, il cui episodio rappresentativo è appunto la morte del padre. Esso viene preparato dall’intervento del Dottor Coprosich, il quale tenta inutilmente di salvare il padre di Zeno dall’edema cerebrale che lo ha colpito. Il protagonista instaura un conflitto con questo medico, che rappresenta una figura a suo modo “paterna” per la sua autorità. Ma il dramma esplode nell’ultimo gesto del vecchio genitore: alzò la mano in alto, come se avesse saputo che egli non poteva comunicarle altra forza che quella del suo peso e la lasciò cadere sulla guancia di Zeno. Questo “schiaffo” rimarca l’autoritaria superiorità del padre nei confronti del figlio e mette definitivamente in risalto l’inettitudine del protagonista.
La storia del mio matrimonio. Zeno, stanco di ripetere monotonamente la sua vita, decide di sposarsi. Tale scelta viene anticipata dalla conoscenza che egli fa del suo futuro suocero: un ricco e noto commerciante, Giovanni Malfenti, che gli offre un’amicizia paterna. Zeno, frequentando casa Malfenti, subisce il fascino della più bella delle quattro figlie del padrone di casa, Ada, che però lo evita. Questo imbarazzo psicologico si traduce nella comparsa della malattia fisica di Zeno, il quale, incontrando Tullio, un suo amico sofferente di un’artrosi che lo fa zoppicare, psicosomatizza l’handicap e comincia anch’egli a fare altrettanto. Segue l’episodio grottesco del lapsus acti con Augusta: nell’oscurità di una seduta spiritica svoltasi nel salotto di casa Malfenti, egli tocca, credendo siano quelle di Ada, le gambe di Augusta, che decide di sposare. Ada, invece, vanamente amata da Zeno, sposa Guido Speier, nei confronti del quale Zeno nutre un vero e proprio complesso di inferiorità, tanto da giungere a propositi omicidi.