LA LOTTA PER IL VEGGENTE – Vitezslav Nezval

Cosa sente di essere l’uomo perso tra preoccupazioni infinite
E cosa potrebbe invece essere
Se la turpe speculazione non gli togliesse il pane di bocca?
Lavora mangia e invecchia
Come la sua dentatura
Chino in fabbrica sulla propria macchina
Pensa alla famiglia
Terrorizzato chiude gli occhi dinanzi al futuro
Con amarezza mette al mondo i propri figli
Muore anzitempo
Come potrebbe riuscire quest’uomo a vedere
Fintanto che non sarà del tutto folle
Come potrebbe riuscire a vedere nella propria fantasia?
Con la mano timidamente scaccia dalle proprie rughe il sogno
Quando maggiore è in lui la tristezza mette mano al liquore
L’ignoranza di sé lo spinge a compiere delitti
I suoi ignobili soggiogatori non sono certo migliori di lui in questo
Dedicano tutto il proprio tempo a domarlo
E a preoccuparsi del proprio oro
Il loro carattere criminale testimonia di una totale assenza d’immaginazione
Temono gli attentati
Si attrezzano perciò quasi fossero in una tomba
Come potrebbe mai trovare un posto in una società simile il poeta?
E così lui se l’intende talvolta con la gente dei manicomi
Lui che è fra tutti il più umano sembra un autentico pazzo
Non è fatto per lottare
Che errore gigantesco
Voler estorcere da lui sentenze
Che possano servire d’aiuto al bene comune
Fintanto che tale bene non sarà costituito dal piacere stesso della vita
Da quei suoi invisibili aspetti
Che è necessario rendere visibili
Ma su più vasta scala ciò non potrà mai avvenire
Prima che si siano fatti i conti con la preistoria dell’umanità
Era necessario dirlo
Adesso però allontanati da me pensiero prosaico
Il tempo vola e alla mia porta bussa la poesia

*da LA DONNA AL PLURALE, Vitezslav Nezval