Renato Zero è stato più di un cantante, è stato una maschera. Lui è la quintessenza del circo che arriva nel paese e porta gli uomini a vivere per qualche ora un mondo libero, fuori dall’ ordinario, lasciandoci poi la poesia di quando va via. Il circo che come la vita è poesia prima di tutto.
Oscar Wilde diceva “Datemi una maschera e vi dirò la verità”. Con la sua maschera vera e consapevole, Renato Zero rivela ad ognuno la verità, la possibilità della diversità di cui siamo tutti intimamente tessuti. Spesso altri cantautori hanno raccontato la diversità di ogni genere: sessuale, sociale, etnica, economica, difendendola dalla condanna della società, che alla ricerca della sicurezza preferisce la normalità, la mediocrità. Partendo da questo punto di vista si giunge così alla compassione, alla giusta difesa, alla denuncia.
Renato Zero ha capovolto il punto di vista, ha rotto gli indugi nella società italiana, ci ha mostrato come accogliere la nostra diversità significa mostrarci la felicità. Rendendo viva la poesia di Sandro Penna “Beato chi è diverso, essendo egli diverso, ma guai a chi è diverso essendo egli comune”.
La sua storia artistica nasce negli anni ’70, quando una gioventù venuta dal ‘68 affrontava con coraggio le grandi battaglie di libertà, al di là delle ideologie. Lui rappresenta il meglio di quel periodo che ancora oggi ci richiama.
Con la gioia dei suoi lustrini prima, con la sua personalità oggi, ci fa entrare in un circo in cui gli uomini e le donne sono tutti uguali seppur diversi. Dando ad ognuno una partecipazione al suo circo, ognuno con la sua piccola maschera e renderci finalmente liberi. La sua maschera è un atto amore
“Sono stato invadente
Eccessivo lo so
Il pagliaccio di sempre
Anche quello era amore però”
La sua voce poetica non è così definibile né maschile, né femminile, ma anima libera allo stato puro. Senza perdere mai un senso di accettazione e di sensualità, senza perdersi in immagini impossibili che possono negare poi la cittadinanza alla felicità, ma mantenendo quel realismo poetico romanesco che ricorda Trilussa, Sordi, Proietti. Con l’ ironia e la forza della musica, ha mostrato il mistero. Ci ha resi così più vivi. Ha mostrato la possibilità della felicità a chiunque.
“Dietro questa maschera, c’è un uomo e tu lo sai!
L’uomo di una strada che è la stessa che tu fai. E mi trucco perché la vita mia,
non mi riconosca e vada via…
Con un gesto trasformo la nuda realtà,
Il nome d’arte Zero, che lui scelse provocatoriamente a fronte dei primi anni, quando non aveva ancora successo, oggi metaforicamente rappresenta la sua Poetica. Ci fa partire tutti da Zero, senza differenze di sesso, etnia, condizione sociale, culturale e ci fa sentire più vicini. Grazie ai suoi grandi successi: Mi Vendo, Il Triangolo, fino a Cercami, ci ha reso più liberi della nostra diversità. Rompendo gli indugi senza scandalizzare, ha dato il coraggio della comprensione.
* Arturo Sannino (da Quotidiano del Sud)