La poesia è un miracolo. (da AMORE LONTANO – Sebastiano Vassalli)

Ogni volta che il miracolo della poesia torna a ripetersi, sembra che quella volta debba essere l’ultima. L’esistenza dei poeti è sempre più precaria, il mondo intorno a loro è sempre più complicato e distratto, la società delle persone colte è sempre più dominata dagli intellettuali alla moda (come Tommaseo), ed è sempre più ostile nei confronti di chi (come leopardi) non si riconosce nei suoi slogan e nelle sue effimere verità. Ma il miracolo accade, di tanto in tanto, e continuerà ad accadere finché esisterà un filo di parole che unisce gli uomini con qualcosa al di fuori del loro mondo. Con un’entità, a cui noi non sappiamo dare altro nome che quello di Dio: e chissà poi cos’è davvero!
Ho detto che la poesia è un miracolo. Cercherò di spiegarmi.
Un miracolo, secondo i dizionari, è qualcosa che avviene nonostante le leggi che governano la natura, per opera di forze soprannaturali. Non tutte le religioni che ci sono oggi nel mondo ammettono i miracoli; ma, anche là dove gli eventi prodigiosi vengono riconosciuti come possibili, la loro memoria è breve e la loro funzione è modesta. Chi si ricorda più, oggi, degli Dei etruschi? Eppure i loro templi erano pieni di “ex voto” in terracotta che rappresentavano parti del corpo umano: gambe, braccia, fegati, milze eccetera, guarite in seguito ad altrettanti interventi soprannaturali della divinità.
Chi si ricorda più delle piogge di pietre, e delle piogge di sangue, di cui parlano, senza manifestare il minimo dubbio, gli storici dell’Antica Roma?
Chi si ricorda dei roseti fioriti in pieno inverno, dei leoni addomesticati e degli altri innumerevoli prodigi compiuti dai Santi cristiani? Nel buio della memoria

Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
Il mondo, e più di lor non si ragionare

L’unico miracolo che si compie dai tempi di Omero e da prima ancora, e che non può essere dimenticato o messo in dubbio perché chiunque può farlo rivivere con la lettura, è quello delle parole che trattengono la vita. È la poesia.
La poesia è vita che rimane impigliata in una trama di parole. Vita che vive al di fuori di un corpo, e quindi anche al di fuori del tempo. Vita che si paga con la vita: le storie che ho raccontato in questo libro stanno a dimostrarlo.
La poesia è ciò che sopravvive, nel presente, della parola di cui parlano i testi antichi, che viene prima di tutto e che dà vita a tutto. È l’unico miracolo possibile e reale, in un mondo dominato dal frastuono e dell’insensatezza. È la voce di Dio.
Io dico: “Quando vedo l’allodola battere/di gioia le ali contro il sole” (Bernart de Ventadorn). E in qualunque epoca io viva e in qualunque stagione, intorno a me si accende la primavera: con gli uccelli che ritornano dai paesi lontani e con la sua luce inconfondibile, che è la luce della Provenza nella poesia dei trovatori.
Io dico: “Il tacito, infinito andar del tempo” (Leopardi). E, dovunque io mi trovi, vedo l’universo con le sue galassie, e percepisco il silenzio degli spazi infiniti come una sensazione fisica. Mi sembra che tutto scivoli via, e di scivolare insieme al tutto…

SEBASTIANO VASSALLI