La tigre e la neve è un film del 2005 diretto e interpretato da Roberto Benigni, con la collaborazione alla sceneggiatura di Vincenzo Cerami.
La pellicola ottenne due Nastri d’argento 2006: miglior soggetto e migliore fotografia. L’anno dopo l’uscita del film Benigni e Cerami hanno deciso di pubblicare un romanzo omonimo tratto dalla sceneggiatura.
La storia si svolge nel 2003 e ha inizio a Roma. Attilio De Giovanni è un docente di letteratura italiana che ama molto la poesia e cerca di comunicarlo sia ai suoi alunni che alle sue figlie. Da anni Attilio, divorziato, tutte le notti sogna di sposarsi con la bella Vittoria; lo sfondo è sempre notturno e il luogo un edificio antico nelle rovine di Roma dove si trovano anche Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Jorge Luis Borges e Marguerite Yourcenar, oltre al cantautore Tom Waits che canta al piano una struggente “You Can Never Hold Back Spring”.
Qualche giorno dopo aver manifestato preferenze profonde e sincere per la cultura araba, e narrato ai suoi studenti come si dovrebbero scrivere delle poesie d’amore, Attilio incontra ad una conferenza il poeta iracheno Fuad, suo amico da molto tempo. L’uomo, che da anni vive a Parigi, dato che nel suo Paese vi è la guerra civile, ha deciso ora di non fuggire più e di ritornare. La critica letteraria Vittoria (la stessa donna dei sogni di Attilio) dovendo completare una biografia di Fuad decide di seguirlo in viaggio a Baghdad. Prima della sua partenza però, Attilio prova a corteggiare Vittoria invitandola a casa sua, ma questa, ingannandolo, lo abbandona di sasso mentre servendo la cena, lui le manifesta il suo amore.
Poco dopo l’arrivo a Baghdad, Vittoria è ferita alla testa per il crollo di un palazzo e cade in un profondo coma. Fuad informa Attilio che decide immediatamente di partire anch’egli per l’Iraq; non trovando un aereo di linea che possa raggiungere un paese in guerra, riesce nel viaggio fingendosi chirurgo e aggregandosi a una missione della Croce Rossa Italiana. Ben presto è costretto a fronteggiarsi con la cruda realtà del luogo, molto diverso dall’Italia nei costumi e nelle attrezzature. Non ci sono infatti strutture adatte per curare la donna, che rischia seriamente la vita, e Attilio, disperato, si rivolge a Fuad. L’uomo fa di tutto per aiutare l’amico. Lo scorta da un vecchio droghiere e farmacista molto saggio che, pur non comprendendo nulla di ciò che dice Attilio, coglie la gravità della situazione e discerne l’amore sincero dell’uomo, confezionando un rimedio che potrebbe salvare Vittoria dalla morte, ma non portarla alla guarigione completa. Attilio ringrazia l’uomo e si reca da Vittoria, mettendo la sua barella in un sottoscala che adorna come meglio può per far sentire la sua amata a casa.
Attilio, nella ricerca di una medicina che curi l’edema cerebrale di Vittoria, nuovamente si scontra con le difficoltà della guerra; a un posto di blocco viene fermato da militari statunitensi che vorrebbero ucciderlo, ma poi manifestano interesse per la poesia di cui si occupa e lo lasciano passare. Successivamente Attilio scopre l’amico Fuad, morto suicida per il troppo dolore causato dallo strazio del suo amato Paese. Fuad infatti già aveva manifestato al suo amico le preoccupazioni che affliggevano il suo animo, ma Attilio non ci aveva fatto tanto caso, perché pensava solo a Vittoria. Grazie alle ultime cure la donna a sorpresa esce dal coma, guarisce rapidamente ed è pronta per tornare in Italia. Attilio non riesce a vederla perché viene coinvolto in un attacco terroristico nella città e arrestato. Si salva fortunosamente solo grazie a uno dei militari americani del posto di blocco che lo riconosce come “il Poeta”.
Attilio ora può finalmente tornare al luogo che ama, ossia Roma, per riabbracciare le figlie e soprattutto vedersela con una causa da affrontare con il suo avvocato. Ma ciò a cui pensa di più è la salute di Vittoria che gli aveva detto di sposarlo solo se avesse visto una tigre passare in una strada innevata. Sembra impossibile che l’evento si realizzi, ma proprio il giorno in cui Attilio torna in Italia alcuni animali fuggono dallo zoo di Roma e occupano una strada; la “neve” che a primavera cade dai pioppi completa la scena, dando l’impressione che stia nevicando davvero.
Tornato dalle figlie viene informato che la madre delle stesse (che si scopre essere Vittoria, in precedenza sposata con Attilio), gravemente ferita in Iraq era stata strappata alla morte da un eroico medico italiano rimasto anonimo. Alla fine un particolare rivela a Vittoria che questa persona, grazie alle cui amorevoli cure si era salvata da morte certa, era lo stesso Attilio. Commossa, guarda l’uomo mentre lascia la casa.