Nel 1852, durante i preparativi per le grandi celebrazioni del 4 luglio, i maggiorenti della città di Rochester, New York, pensarono di chiedere a uno dei loro concittadini più famosi, Frederick Douglass, di tenere il discorso inaugurale.
Douglass, uno schiavo fuggito dagli stati del Sud, era diventato un leader della battaglia abolizionista. Forse i notabili della città si aspettavano che Douglass si mostrasse riconoscente di vivere da uomo libero, o che sottolineasse la disparità tra la grande tradizione libertaria americana e l’assolutismo delle monarchie e delle tirannie europee. Li attendeva una sorpresa. Quando l’intera città si fu raccolta per la celebrazione del giorno dell’Indipendenza, Douglass salì sul podio e fece il suo discorso:
Che cos’è, per lo schiavo americano, il vostro 4 luglio?…
un giorno che, più di qualsiasi altro, gli rivela la grossolana ingiustizia e la crudeltà di cui è costantemente vittima…
la vostra celebrazione è un’impostura; la vostra millantata libertà, scellerata licenza; la vostra grandezza nazionale, vuota ostentazione…
la vostra denuncia dei tiranni, sfrontata impudenza; le vostre grida di libertà ed eguaglianza, vana parodia; le vostre preghiere e i vostri inni, i vostri sermoni e i vostri ringraziamenti, le vostre parate religiose sono… magniloquenza, frode, inganno, empietà e ipocrisia.
Se c’è ancora chi è in catena (catene vuoi anche solo simboliche, dei debiti, o del bisogno quotidiano di soldi necessario per vivere, del giorno d’oggi, e non da giogo visibile o anello al naso) come potete essere fieri della vostra democrazia?
Parlare, anche solo, di libertà ?!
*Tratto da: I NUOVI SCHIAVI – Kevin Bales
*foto: Guatemala