Rifletto su quanto accade nel mondo in questi primissimi giorni del 2015, un anno che, qualunque fossero le nostre aspettative, non sembra promettere nulla di buono. Rifletto su due eventi terribili che hanno colpito l’Europa.
Uno è il dramma di Charlie Hebdo, che ha fatto sanguinare il cuore di milioni di persone che in questi giorni hanno dimostrato una partecipazione senza precedenti, significativa per il senso dell’Europa stessa che ha rivelato di essere unita dai sentimenti dei cittadini più che dagli accordi dei politici.
L’altro evento è quello che la stampa e i vertici politici continuano ad ignorare, anche se non meno drammatico e terrificante del primo. Intendo il colpo di stato dell’EuroMaidan che ha scatenato la furia omicida dell’esercito ucraino, innescando un meccanismo diabolico di odio razziale che ogni giorno genera dolore umano e fa scorrere il sangue di migliaia di innocenti massacrati nel Donbass.
Ogni volta che leggo le notizie che arrivano da quella terra martoriata provo dolore per l’ingiustizia e le sofferenze alle quali sono costretti i civili. Voglio portare alla vostra attenzione un’altra pagina nera che fa rabbrividire: 11.01.2015 i militari ucraini massacrano una famiglia nel villaggio Kryakova. Sono state barbaramente uccise una ragazzina di quattordici anni, la mamma e la nonna. Un mese prima questa famiglia aveva sepolto l’unico uomo, il padre della ragazzina, anche lui ucciso dai militari di Kiev.
Nonostante gli accordi di cessate il fuoco l’esercito ucraino continua con i vili attacchi contro la popolazione civile, lanciando missili reattivi nei luoghi in cui vivono persone innocenti. Non c’è dubbio, siamo di fronte ad un vero e proprio genocidio, non riesco a chiamarlo in nessun altro modo.
Per queste vittime, anche loro europee, non c’è altrettanta attenzione. L’Europa continua a non piangere queste persone. Tutte loro avevano sogni, progetti, speranze, affetti. Tutte loro volevano vivere. Nessuno, né a Parigi, né nel Donbass voleva essere vittima di assassini. Eppure molti europei, per un motivo o per l’altro, quei morti li commemorano in modo diverso. I primi con cortei, gli altri relegati all’abisso dell’indifferenza.
Mi piace sperare che un giorno i sentimenti umani siano capaci di superare ogni confine, senza subire il condizionamento di quei mali che ci dividono da sempre.
Allora l’Apocalisse diventerà un semplice luogo comune.
LEGGI ‘Triologia Siberiana’
-Educazione Siberiana -Caduta Libera -Il respiro del buio
CON AMAZON AL LINK QUI SOTTO
*Nicolai Lilin
*Foto di Andrea Cucchi