LE FORESTE DEL PIANETA: Deforestazione e soluzioni alternative

Ogni due secondi viene distrutta un’area di foreste grande quanto un campo da calcio.
 
Metà delle foreste perdute negli ultimi diecimila anni sono state distrutte nel corso degli ultimi ottanta, e la metà di questa distruzione è avvenuta a partire dagli anni settanta. Foreste perdute significano specie perdute. 

Il tasso di estinzione di piante e animali si è moltiplicato di più di mille volte rispetto al ritmo precedente alla comparsa dell’uomo sul pianeta. La comunità scientifica prevede che entro il 2050 sarà il diecimila volte di più. Siamo di fronte alla sesta grande ondata di estinzioni, la prima legata alla presenza umana.
Il 35 per cento in America Latina.
La foresta pluviale amazzonica si trova prevalentemente in Brasile, dove si verifica la maggiore deforestazione del pianeta.
Il 28 per cento in Nord America.
In America Settentrionale si distruggono diecimila chilometri quadrati di foresta ogni anno. Molti dei frammenti di foresta tra il Canada meridionale e gli Stati Uniti sono di dimensioni insufficienti e mancano dei necessari corridoi di comunicazioni per poter permettere la sopravvivenza dei grandi mammiferi.
Il 19 per cento nell’Asia Settentrionale.
Le foreste della Siberia e dell’Asia settentrionale rappresentano la seconda foresta boreale del pianeta. Un tempo la tigre siberiana occupava tutta la regione settentrionale dell’Asia, ma ora sopravvive solo una ridotta popolazione di quattrocento individui allo stato naturale, in una ristretta area presso il Mar del Giappone. Un numero maggiore si trova negli zoo.
Il 7 per cento nel Sud-est Asiatico e Pacifico.
Le Foreste del Paradiso vengono distrutte al ritmo più veloce del mondo. In gran parte sono già state distrutte: per il 72% in Indonesia e per il 60% in Papua Nuova Guinea.
L’8 per cento in Africa.
Negli ultimi trent’anni, l’Africa ha perso la maggior parte delle sue foreste primarie. L’industria del legno sta distruggendo immensi paesaggi intatti e continua a rappresentare la principale minaccia singola per queste aree.
Meno del 3 per cento in Europa.
Oltre centocinquanta chilometri quadrati di paesaggi forestali intatti vengono distrutti dalle motoseghe. Gli ultimi paesaggi forestali intatti declinano rapidamente.
Quando distruggiamo le foreste eliminiamo anche la biodiversità che esse sostengono. La perdita e frammentazione degli habitat forestali intatti è la principale causa di estinzione di specie animali e vegetali.
Grandi animali, come i primati, sono particolarmente vulnerabili alla perdita delle foreste, in quanto hanno bisogno di grandi aree in cui peregrinare e nutrirsi, per poter sopravvivere.

L’attuale tasso di estinzione di piante e animali è all’incirca mille volte superiore a quello precedente alla comparsa della civiltà umana. La comunità scientifica ci avverte che la terra sta affrontando la sesta maggiore crisi di estinzioni, e queste rischiano di moltiplicarsi per dieci entro il 2050.

I biologi ritengono che le foreste primarie contengono il più ampio numero di specie ancora da scoprire. Anche queste rischiano di estinguersi prima ancora di essere scoperte.

Questa catastrofe biologica minaccia tutta la vita, anche la nostra. 

Le foreste primarie rappresentano l’habitat di un’incredibile diversità di vita animale e vegetale. Oranghi, gorilla, aquile, lupi, giaguari, orsi, elefanti, tigri, uccelli, cervi, rane, orchidee, insetti. Le foreste primarie assicurano cibo, riparo, medicine, aria pulita e acqua dolce. Stabilizzano il suolo, rafforzano i pendii, limitano la siccità e le inondazioni, prevengono innumerevoli disastri. È essenziale proteggere le foreste, soprattutto i vasti paesaggi non ancora disturbati, poiché essi sono meno vulnerabili alle minacce esterne come le invasioni di specie aliene, la siccità, la perdita di umidità e il rischio di incendio. 

Solo i paesaggi forestali intatti estesi su diverse migliaia di chilometri quadrati sono abbastanza vasti da sostenere sane popolazioni di molti dei grandi animali della foresta. La loro flora e fauna è in grado di superare catastrofi naturali, come gli incendi o i tornado. Inoltre, le grandi aree di foresta si adattano meglio al riscaldamento globale del pianeta.

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I cambiamenti climatici e la deforestazione sono strettamente connessi. Le foreste e i suoli forestali trattengono e assorbono il biossido di carbonio, ricoprendo un ruolo determinante nel mitigare i mutamenti del clima a livello globale.
Quando, però, vengono distrutte – o depredate per la produzione non sostenibile di legno, carta, olio di palma o incendiate – le foreste diventano “emettitrici” di biossido di carbonio.
Si stima che la sola Amazzonia conservi tra 80 e 120 miliardi di tonnellate di carbonio. Se queste riserve di carbonio venissero distrutte, si emetterebbe in atmosfera una quantità di gas serra (GHG) pari a 50 volte quelle prodotte dagli Stati Uniti in un anno.
Le principali minacce per gli ecosistemi forestali, e in particolare per le foreste primarie, sono:
il taglio distruttivo e illegale
 la conversione della foresta in piantagioni industriali o pascoli
 la costruzione di strade o altre infrastrutture come nuovi insediamenti, oleodotti, canali navigabili
lo sfruttamento minerario o petrolifero 
 il riscaldamento globale
Alla base di tutte queste minacce vi è un consumo eccessivo e irresponsabile di prodotti forestali come legno e carta, olio di palma, carne, pellame o soia.
Oltre alla distruzione indiscriminata della foresta, il taglio illegale e distruttivo è spesso associato allo sfruttamento delle comunità locali, spesso derubate dei propri diritti. Abbassando il prezzo del legname sui mercati internazionali, il taglio illegale rende sempre più difficile la gestione responsabile della foreste.
La distruzione delle foreste va avanti a un ritmo crescente: negli ultimi cent’anni oltre un terzo delle foreste è stato distrutto.
Possiamo fermare questo incubo. Il legno è una risorsa rinnovabile, ma è anche parte integrante di delicati e preziosi ecosistemi. Le foreste possono darci il legno ma dobbiamo usarle meno e usarle meglio.
Come? Riciclando, eliminando consumi eccessivi o non necessari, usando prodotti certificati FSC.

 

FONTE : Greenpeace Italia

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