LEZIONI – Czestaw Mitosz


statuetta comunista pop Dal momento in cui in una casa dalla basse grondaie

Un dottore della cittadina tagliò il cordone ombelicale

E nei frutteti si moltiplicavano le acetose e i chenopodi,

Nidi per le pere punteggiate di bianca muffa,

Ero ormai nelle mani degli uomini. Avrebbero infatti

potuto soffocare

Il mio primo grido, premere con la loro grande mano

La gola indifesa che gli faceva tenerezza.

Da loro ho ricevuto i nomi degli uccelli e dei frutti,

Ho abitato nel loro paese, né troppo selvaggio,

Né troppo coltivato, con un parato, un campo arabile

E l’acqua sul fondo della barca, nel folto dietro

la falegnameria.

Le loro lezioni in verità hanno trovato un limite

In me stesso, e la mia volontà era oscura,

Poco docile ai miei o ai loro propositi.

Altri, che non conoscevo o solo di nome,

Camminavano in me e io, atterrito,

Sentivo dentro camere scricchiolanti

Dove non si guarda per il buco della serratura.

Non significavano nulla per me Kazimierz né Hrehory

Emilia o Margareta.

Ma dovevo ripetere io stesso ogni loro macchia

E ogni loro infermità. Ciò mi umiliava.

Tanto che avrei gridato: siete voi i responsabili,

E’ colpa vostra se non posso diventare chi voglio,

ma solo me stesso.

Il sole cadeva nel mio libro sul peccato originale.

E a volte, quando il pomeriggio ronzava nell’erba,

Li immaginavo entrambi, con la mia colpa,

Che schiacciavano una vespa sotto il melo del paradiso.

-1957-

*Testo:  POESIE di Czestaw Mitosz