LO ZUFOLO – Anton Čechov

Riporto un estratto dal racconto ‘LO ZUFOLO’ di Anton Čechov

BUONA LETTURA!

cappuccetto rosso comics (…)

‘Non è incredibile?’, disse. ‘Vorrei sapere dove sono finiti… fino a una ventina di anni fa, mi ricordo benissimo, avevamo oche, gru, anatre, galli forcelli… ce n’erano stormi interi! Quando i signori andavano a caccia, si sentiva un bum bum continuo! C’erano tanti di quei beccaccini, di quelle beccacce, di quei chiurli, da non riuscire ad ammazzarli tutti, e le alzavole e i chiurli minori sembravano degli storni o, per dire, dei passeri, tanti erano. Sapete voi dove siano finiti tutti? Scarseggiano persino i rapaci. Neppure più un’aquila si vede, o un falco o un barbagianni… un po’ tutte le bestie sono diminuite: sono una rarità, fratello mio il lupo e la volpe, per non parlare dell’orso o del ghiottone. Una volta, invece, arrivavamo a vedere gli alci! È da quarant’anni che tengo d’occhio continuamente cosa combina il Padre Eterno e sono sicuro che ogni cosa va in un’unica direzione’.

‘In che direzione?’

‘Verso la rovina, caro il mio signore. Verso la distruzione, roba da far riflettere… credo che il mondo del Signore sia vicino alla fine dei suoi giorni’.
Il vecchio si calcò in testa il berretto e si mise a osservare il cielo.
‘E’ triste!’, sospirò, dopo una pausa. ‘Santo Cielo, com’è triste! Capisco che non lo abbiamo fatto noi, il mondo, e che questa sia la volontà del Signore, eppure è triste lo stesso, fratello. Se procura già pena una pianta che inaridisce o, per dire, una vacca che muore, cosa ci toccherà sopportare quando tutto il mondo finirà male, eh?, caro io mio uomo? Tutta questa meraviglia, Signore Iddio! Se pensiamo che ogni cosa è stata creata, prevista nei dettagli e collocata in modo che si adattasse perfettamente a tutto il resto: il sole, il cielo, i boschi, i fiumi e gli esseri viventi. Tutto è al suo posto e sa perfettamente cosa fare. Ebbene, tutto finirà in un niente!’
Il pastore sorrise debolmente e chiuse e riaprì più volte gli occhi.
‘Siete convinto che la fine sia vicina…’, disse Melatòn, perplesso. ‘Può essere che tutto termini tra poco, però come fate a giudicarlo dagli uccelli? Può essere che gli uccelli non c’entrino niente’.
‘Non sono mica soltanto gli uccelli’, disse il pastore.
‘Bisogna considerare tutto: gli animali selvatici, quelli domestici, le api, anche i pesci… Se non siete convinto, provate a sentire gli anziani: sono sicuro che vi diranno tutti che i pesci non sono più come una volta. Ce ne sono sempre meno da un anno all’altro, sia nei mari, che nei laghi, o nei fiumi. (…)
Tutti gli anni peggiora e finiremo per restare senza pesci.
A proposito dei fiumi… Ho l’impressione che oramai si stiano prosciugando!’
‘Sì, è vero: si prosciugano’.
‘Sicuro. C’è sempre meno acqua e non si vedono più quei vortici di una volta… Guarda quei cespugli!’, indicò il vecchio. ‘Appena dopo i cespugli , c’è la vecchia lanca.
Ebbene, quando mio padre era vivo, la Pes’cianka correva prorpio lì, mentre ora se né andata a correre a casa del diavolo! Cambia il letto di continuo e andrà avanti così, fino a che non si sarà prosciugata. E le paludi e gli acquitrini che c’erano dietro a Kurgàssovo? Dove sono finiti? E i ruscelli? Dove sono i ruscelli? (…)
Fratello mio, dovunque volti lo sguardo, sta andando male. Ovunque!’
cadde il silenzio. Melatòn stava riflettendo e aveva lo sguardo fisso. Si sforzava di trovare almeno un elemento naturale che non fosse stato intaccato dall’agonia della natura. Delle macchie di luce percorsero la nebbia e la pioggia che cadeva obliqua, e sembrarono fiammelle dietro dei vetri opachi, poi si spensero: il sole era spuntato e cercava di penetrare le nuvole, per affacciarsi sulla terra.
‘E’ vero: persino i boschi…’, sussurrò Melatòn.
‘Sì, i boschi…’ riprese il pastore. ‘Li tagliano, oppure prendono fuoco, o si inaridiscono, e non cresce niente al loro posto. Quel poco che si rinnova è subito tagliato: non fa in tempo a spuntare, che subito qualcuno lo taglia; all’infinito, finché non rimarrà proprio niente. Amico mio, pascolo le mandrie del paese fin da prima dell’emancipazione; facevo il pastore anche prima, per i signori, proprio da queste parti: si può dire che, da quando sono al mondo, non c’è stata un’estate, che io non l’abbia passata qui. Ho avuto tempo per tener d’occhio come si regola il Padre Eterno. So tutto a memoria. Ebbene, vi posso dire, fratello mio, che non c’è pianta che stia diminuendo di numero. Può essere la segale, possono essere gli ortaggi, può essere un fiore qualunque, ogni cosa va in un’unica direzione’.
‘Però la gente è migliorata’, provò a osservare il fattore.
‘In cosa è migliorata?’
‘E’ diventata più intelligente’.
‘Ebbene, sì, è possibile, ragazzo mio, ma che se ne fa, della sua intelligenza? Che accidenti se ne fa, dell’intelligenza, davanti alla fine di tutto? Si può morire anche senza essere intelligenti. Che se ne fa il cacciatore, dell’intelligenza, se la selvaggina è sparita? Ho proprio l’impressione che il Signore abbia concesso l’intelligenza agli uomini, ma in cambio della forza. La gente si è indebolita in modo incredibile. Facciamo il mio caso…
 Anton Čechov