Luis Buñuel Portolés, semplicemente noto come Luis Buñuel (Calanda, 22 febbraio 1900 – Città del Messico, 29 luglio 1983), è stato un regista, sceneggiatore, attore, produttore cinematografico, montatore, compositore e poeta spagnolo naturalizzato messicano.
Considerato uno dei maggiori registi del XX secolo, Buñuel fu uno dei più famosi ed emblematici esponenti del cinema surrealista, trovatosi costretto, a causa della dittatura franchista instauratasi in Spagna, a operare tra Messico, Francia e Stati Uniti, spesso con budget piuttosto modesti. I temi principalmente trattati nel corso della sua carriera cinematografica furono: la natura dell’inconscio, l’irrazionale, la sessualità umana e la critica anti-borghese e anti-clericale. Tra i vari premi ricevuti, l’Oscar al miglior film straniero nel 1973, la Palma d’oro al festival di Cannes nel 1961e il Leone d’oro alla carriera alla mostra del cinema di Venezia nel 1982.
Formazione
Nacque a Calanda, un piccolo paese dell’Aragona, il 22 febbraio del 1900, figlio di Leonardo Manuel Buñuel González e di María Portolés Cerezuela. A Calanda vi trascorre i primi anni di vita, venendo poi mandato a Saragozza presso un collegio di gesuiti per proseguire gli studi, dove entra in contatto con le ferree regole dell’educazione religiosa. Sarà proprio questo ambiente a suscitare in lui le idee anticlericali che avranno ampio riscontro nelle sue opere: “Io sono profondamente e coscienziosamente ateo, e non ho nessun tipo di problema religioso. Anzi, attribuirmi una tranquillità spirituale di tipo religioso è innanzitutto non capirmi, e poi offendermi. Non è Dio che mi interessa, ma gli uomini” (citato in Alberto Cattini, “Luis Buñuel”, Ed. Il Castoro Cinema, p. 7). Studia poi letteratura e filosofia all’Università di Madrid, dove conosce Federico García Lorca, Salvador Dalí, Rafael Alberti e Ramón Gómez de la Serna, conseguendo la laurea in Lettere nel 1924.
Primo periodo surrealista, antiborghese e anticlericale
L’anno seguente si trasferisce a Parigi, in Francia, dove comincia a frequentare il gruppo surrealista. Qui ha il suo esordio cinematografico dirigendo Un chien andalou (1928), un cortometraggio scritto e prodotto assieme all’amico Salvador Dalí. Le caratteristiche del cinema di Buñuel, il brutale impatto visivo e lo spirito antiborghese e anticlericale, in esso emergono già con forza, per sfociare nel 1930 nel lungometraggio surrealista, L’âge d’or, dove l’esaltazione del rapporto blasfemo fra Cristo e il Marchese de Sade provoca feroci reazioni di protesta. Il film, vietato subito dopo l’uscita, potrà uscire nuovamente solo nel 1950 a New York e nel 1951 a Parigi.
Tornato in Spagna gira Terra senza pane (1932), documentario di denuncia delle miserabili condizioni di vita della popolazione di una zona dell’Estremadura, conosciuta come Las Hurdes. Subito dopo la guerra civile e la sconfitta della Repubblica spagnola (1939) il cineasta emigra a New York. Qui trova lavoro al Museum of Modern Art e si occupa della direzione del doppiaggio in spagnolo di film americani.
Messico e primi premi
Nel 1940 si trasferisce in Messico, ivi prenderà nel 1948 la cittadinanza. Lavora a numerosi film tra cui Gran Casino (1947), Il grande teschio (1949), e I figli della violenza (1950) che gli vale il gran premio della giuria al festival di Cannes nel 1951. Nel circuito del cinema commerciale messicano dirige una lunga serie di film brillanti, realizzati con minime possibilità tecniche ed economiche: Adolescenza torbida (1950), Salita al cielo (1951), Una donna senza amore (1951), La figlia dell’inganno (1951), Il bruto (1952).
Ritorno a temi più impegnativi
Tornato a temi più impegnativi negli anni fra il 1952 e il 1960 con film come Lui (1953), L’illusione viaggia in tranvai (1953), La selva dei dannati (1956), Violenza per una giovane (1960), riconferma il successo a Cannes con Nazarín (1958) e nel 1961 riceve la Palma d’oro per Viridiana, ma il film, considerato troppo spregiudicato, viene accusato di blasfemia. Proprio a causa della furiosa censura seguita a questa opera, che porta, tra l’altro alla destituzione del direttore generale del cinema di Spagna, ad opera del Consiglio dei ministri, dopo un breve periodo trascorso nella Spagna del dittatore Francisco Franco è costretto di nuovo a trasferirsi all’estero.
Gira in Messico L’angelo sterminatore (1962); in Francia Il diario di una cameriera (1964); nuovamente in Messico il mediometraggio Intolleranza: Simon del deserto (1965), di nuovo in Francia il magistrale Bella di giorno (1967), suo maggior successo di pubblico per il quale vince il Leone d’Oro al Festival di Venezia, e La via lattea (1968), uno sguardo surrealista sulle eresie della chiesa cattolica. Nel 1970 torna in Spagna dove dirige Tristana.
Segue poi l’Oscar per il miglior film straniero (insieme alla nomination per la sceneggiatura) per Il fascino discreto della borghesia (1972), uno dei suoi film più famosi. Seguiranno Il fantasma della libertà (1974) e Quell’oscuro oggetto del desiderio (1977), sua ultima fatica. Pubblica Obra literaria, una raccolta di scritti letterari e nel 1981 scrive la sua autobiografia “Mon dernier soupir” (“Dei miei sospiri estremi” nella traduzione di Dianella Selvatico Estense per la SE editrice in Italia) coadiuvato dall’amico e co-sceneggiatore dei suoi ultimi film Jean-Claude Carrière. Verrà pubblicata postuma.
Nella cultura di massa
Buñuel appare come personaggio in due film. In Buñuel e la tavola di re Salomone di Carlos Saura il regista (interpretato da El Gran Wyoming e da Pere Arquillué), magicamente ritornato ai tempi della sua giovinezza, vive, assieme ai suoi amici Federico García Lorca e Salvador Dalí, un’avventura esoterica per le strade di Toledo. In Midnight in Paris di Woody Allen il protagonista Gil, nel corso di uno dei suoi viaggi nel tempo, incontra il giovane Buñuel (Adrien de Van), a cui suggerisce la trama di quello che sarà L’angelo sterminatore.
*Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Luis_Buñuel