Ma l’abitante del Sogno non crede a null’altro che al sogno, al suo sogno.
ALFRED KUBIN (da L’altra parte)
Patera nutre un’avversione eccezionalmente profonda per ogni tipo di progresso in genere. Ripeto, per ogni tipo di progresso, sopratutto in campo scientifico. La prego d’interpretare il più possibile alla lettera queste mie parole, perché in esse sta l’idea fondamentale del regno del Sogno. Il regno è separato dal mondo circostante per mezzo di un muro di cinta, e difeso contro qualsiasi attacco da poderose fortificazioni. Una sola porta permette l’entrata e l’uscita e rende facili i più severi controlli su persone e cose. Nel Regno del Sogno, rifugio per gli insoddisfatti della civiltà moderna, si provvede a tutti i bisogni materiali. Il sovrano di questo paese è ben lontano dal voler creare un’utopia, una sorta di stato del futuro. Le privazioni materiali persistenti, sia detto per inciso, vi sono assolutamente escluse. Gli obiettivi principali di questa comunità, d’altronde, non consistono tanto nel conservare i valori materiali della popolazione e dei singoli. No, nient’affatto!… ma vedo che lei sorride incredulo, e in realtà è forse troppo difficile per me descrivere in poche parole ciò che Patera realmente si propone col suo Regno del Sogno.
Prima di tutto bisogna considerare che ogni persona che viene accolta da noi vi è predestinata dalla nascita o dal destino successivo. Com’è noto, un eccezionale perfezionamento degli organi sensori permette di cogliere dei rapporti esistenti nel mondo individuale che per le persone comuni, fatta eccezione di certi singoli momenti, semplicemente non esistono. E vede, proprio queste cose per così dire inesistenti costruiscono l’essenza principale delle nostre aspirazioni. È questo, nel senso ultimo e più profondo, l’insondabile fondamento dei mondi che la gente del Sogno (così la chiamiamo) non perde di vista un solo istante. La vita normale e il mondo del sogno sono forse principi opposti, e appunto questa diversità rende così difficile una spiegazione. Alla domanda: Che cosa succede esattamente nel Paese del Sogno? Come si vive? non potrei proprio rispondere. Le potrei descrivere soltanto la superficie, ma l’essenza dell’uomo del Sogno è caratterizzata proprio dal suo tendere verso il profondo. Tutto è impostato su una vita il più possibile spiritualizzata; i dolori e le gioie dei contemporanei sono estranei all’uomo del Sogno. E, dato il suo criterio di valutazione del tutto diverso, è naturale che gli rimangano estranei. Tutt’al più, anche se in modo relativo, il concetto di stato d’animo potrebbe forse esprimere l’essenza della questione. I nostri abitanti provano soltanto stati d’animo, anzi, meglio, vivono soltanto di stati d’animo; tutta l’esistenza esteriore, che essi si organizzano secondo i loro desideri con un lavoro in comune il più possibile coordinato, fornisce in certo qual modo solo il materiale grezzo. E a che questo non venga a mancare si provvede naturalmente in maniera sovrabbondante.
Ma l’abitante del Sogno non crede a null’altro che al sogno, al suo sogno. Questo, a noi, viene curato e sviluppato, il disturbarlo sarebbe un inconcepibile delitto d’alto tradimento. E anche da ciò dipende la severa selezione delle persone che vengono invitate a fare parte di questa collettività…