NON SOLO IL PRESIDENTE AMA LE PROSTITUTE…C’E’ CHI LO FA SUL SERIO..

Di seguito il racconto della nostra amica Vi Esse, che ha effettuato varie uscite in gruppo con una ‘Onlus’, che per ovvi motivi non ha voluto che venissero pubblicati suoi dati o estremi specifici.

‘Onlus’ che si impegna per cercare di migliorare o cambiare la situazione di molte  prostitute in strada, per Milano e provincia.

Lottare per salvare le prostitute dalle strade, vuol dire lottare contro i suoi sfruttatori, e spesso si parla di violente e pericolose organizzazioni..

Questo per far vedere anche che c’è chi lotta veramente per migliorare la situazione di queste ragazze e fa di tutto per cambiarle la vita o cercare di toglierle dalla strada, fornendo loro almeno le prime cure mediche essenziali per un mondo, quello della strada, dove l’igiene e la cura non sono proprio al primo posto nei pensieri delle persone che ne fanno parte….

BUONA LETTURA !!

“Mi piacciono le persone che lasciano il segno. Non cicatrici. Sono quelle persone che entrano in punta di piedi nella tua vita e la attraversano in silenzio. Parlano I gesti e non la voce alta, gridano le emozioni non la rabbia. Mi piacciono le persone che lasciano il segno, lì in quel piccolo posto chiamato cuore…sono quelle che mai se ne andranno perché quel posto se lo sono conquistato con le piccole attenzioni di ogni giorno.”

Un mondo invisibile, tenuto nascosto dall’ipocrisia, dall’ignoranza e dall’imbarazzo di chi in silenzio resta a guardare o ancora peggio si gira dall’altra parte e sdegnato cerca di fare finta di niente.
Un mondo parallelo, emarginato e sfruttato, una realtà fatta di donne che hanno subito così tanto e in modo così inevitabilmente coraggioso da essere arrivate al punto di credere che ciò che sono costrette a fare sia l’unico modo per non arrendersi, sia continuare a lottare. Si sforzano di credere per non rinunciare al sogno che le ha spinte ad intraprendere un lungo viaggio, un calvario che ognuna di loro ha dovuto affrontare, e tutt’ora affronta.
E’ incredibilmente brutale e devastante comprendere quanto l’essere umano sia una “specie” adattabile, come anche della miseria più totale possa farne, per sopravvivenza, la sua quotidianità. La mente crea alibi più forti anche dell’evidenza più limpida. E loro sono un popolo silenzioso di donne accomunate dalla sopportazione alle violenze.
E’ un pò come iniziare dalla fine, perché quello che scrivo ora è forse lo sfogo pacatamente rabbioso di un veloce risveglio che passa attraverso l’improvvisa voglia e curiosità di scoprire la verità…di svelare, inteso nel senso più figurativo del verbo, nell’idea che mi vede togliere il velo a quei cigli delle strade dove si annidano splendide donne costrette a vendersi.
small_1044440999Meravigliose creature infangate da storie tanto orribili da stridere dolorosamente con i loro volti smaliziatamente disinvolti. Scostando quella lieve copertura si scoprono ragazze ricattate a battere agli angoli delle vie, lungo gli stradoni delle periferie cittadine, nelle campagne, passando dal gelo delle rigide notti invernali, al sole soffocante dei pomeriggi estivi, per ripagare a uomini violenti e sudici la loro libertà. Violentate e violate nel corpo e nella mente nella speranza di potersi riappropriare un giorno di loro stesse….
Non ci si ferma mai a parlare di prostituzione, non almeno di quella sfaccettatura che si lega alla realtà più dura del termine. Lo sfruttamento della prostituzione, questo è il vero reato, la vergogna, perchè di donne che lo fanno per scelta propria e indipendente ce ne sono veramente poche, in quel caso per loro è una scelta, forse difficilmente comprensibile, ma pur sempre una scelta.
Il vero problema è che chi lo decide in maniera indipendente è un numero infinitesimamente irrisorio, eppure è quello che poi nell’opinione pubblica resta legato al giudizio delle persone. Quando l’argomento fa capolino nei discorsi della gente, l’alibi che si fa strada è quello che vuole attribuire un vantaggio ed un piacere a chi “esercita la professione”. La sfida è non fermarsi al luogo comune, non permettere alla paura di impedirci di scoprire la verità seppur cruda e difficile da accettare, di ammettere una volta per tutte la nostra colpevole indifferenza, di coglierci ancora nella nostra superficialità.
Ci siamo mai veramente chiesti chi sono queste donne? Qual’è la loro storia e quale il loro presente? Quale il loro futuro?
Spesso vengono da paesi dove non ci sono prospettive e maturano l’aspettativa di poter trovare fortuna (una modesta e semplice fortuna come quella di un lavoro, di una stabilità che permetta loro di aiutare la famiglia) in un mondo come il nostro. Ci sono ragazze che arrivano dall’est Europa e che si fermano sulle strade che le hanno portate qui, ci sono giovani donne dal coraggio e dall’innocente incoscienza che partono dalla lontana Africa e che affrontano un viaggio pericoloso ed estenuante per poi trovarsi a dover ripagare chi le ha fatte giungere nelle nostre città (debiti assurdi, decine di migliaia di euro per ricomprarsi ciò che è un loro diritto: la libertà).
Vivono situazioni precarie, pericolose, di totale dipendenza dai loro sfruttatori. Slegate dalla quotidianità e dalla vita normale, subiscono il controllo dalle organizzazioni criminali che proclamano il loro possesso, che le convincono di essere il loro unico sostegno e che impediscono loro di condurre una propria vita. Senza documenti, spesso non conoscono la lingua, imparano meccanicamente come resistere giorno dopo giorno e giorno dopo giorno soggiogate, svilite, umiliate sembrano vedersi consumare la capacità di discernere tra ciò che è sopportabile e ciò che è inaccettabile.
Ma c’è anche un aspetto straordinario: nonostante tutto non perdono la voglia di vivere, la speranza di potersi un giorno riscattare e nel frattempo di provare, dove trovano lo spazio, a tenere vivi i loro sogni e le loro speranze.
Quella della strada è una realtà complicata, molto, troppo. Una realtà dove tutto è il contrario di tutto, dove le certezze sono da accantonare, dove ci sono regole ben chiare e comuni, ma anche mille eccezioni date da una mistura di culture e tradizioni e abitudini che portano con sé coloro che in strada ci lavorano, ci vivono, ci passano anche 10/12 ore al giorno.
Ma c’è sempre un rovescio della medaglia. In ogni situazione, quasi fosse legge di natura, si trova sempre chi cerca di riportare equilibrio, in questo caso speranza e aiuto senza chiedere nulla in cambio. Sono persone che hanno deciso di rompere quel vetro che divide il nostro mondo di benpensanti e di andare a capire la strada, a dare conforto a chi ci è costretta, a cercare di regalare un pò di fiducia a chi non ha ragione per averne. Persone umili e schiette, capaci di avvicinarsi mettendo da parte “loro stesse” per rivelarsi completamente aperte e disponibili a portare informazione, soccorso, per fare quattro chiacchiere in libertà.
Sono volontari ed educatori di associazioni che si sono date come obiettivo quello di tutelare queste donne a livello sanitario – offrendo assistenza gratuita – e di costruire relazioni significative promuovendo percorsi di autonomia, cercando di avviare, quando possibile, percorsi di di fuga dallo sfruttamento. Lavorano e si muovono su quelle strade, soprattutto delle periferie cittadine, dove la prostituzione vive notte e giorno, si avvicinano a queste donne con un sorriso e magari salutandole nella loro lingua, portano un the caldo e qualcosa da mangiare, si interessano delle storie – del vissuto, del presente, delle ansie e aspettative future – ascoltano senza giudicare tentando di dare una risposta propositiva ai dubbi e alle angosce. E’ grazie a loro che si cerca di dare “un ordine”, a monitorare i comportamenti e le dinamiche di un modo sotterraneo, che si provano ad estrapolare dei numeri per comprendere e far comprendere l’entità del problema.
Ed è grazie a loro che i racconti e le vite di queste ragazze prendono voce…
I nomi sono di fantasia, proprio come quelli che si danno per la strada, ma la forza prorompente che vi investirà e lo stupore (chiamiamolo così) che proverete…beh quelli sono reali. Le storie da raccontare potrebbero essere migliaia, tante quante le ragazze che calcano la strada, e spesso sono simili tra loro, tanto da portare a chiedersi perché si ripetono così frequentemente, perché continuano a “cascarci”.
medium_5159644031Angela, 25 anni, ormai vive da 7 anni in Italia e da 7 anni fa la prostituta. E’ una donna concreta, responsabile, partita dall’est Europa con il suo bagaglio di sogni. Desideri così sentiti che le hanno dato la forza di lasciare il suo paese e i suoi affetti, spingendosi in un posto sconosciuto dove sperare di costruirsi una nuova vita. La sua unica colpa, quella che lei sente come tale ma che non lo è affatto, è stata quella di credere alle parole di un uomo, alle sue promesse e ai suoi ripetuti “ti amo”. Quella stessa persona in cui lei aveva riposto la sua fiducia l’ha tradita nel più bieco dei modi, sfruttando quell’amore incondizionato per i suoi tornaconto personali. Così Angela è finita in strada.
Per essersi lasciata trasportare dal sentimento riposto nella persona sbagliata…il suo senso del dovere ha fatto il resto. Sì perchè tra le motivazioni che l’hanno spinta a lasciare il suo mondo c’era quella di poter aiutare i suoi cari, di far vivere bene la sua famiglia. Per tutti questi anni non si è concessa un solo sfizio e intanto con i suoi sacrifici pagava mutuo, bollette e medicine alla madre e alla sorella che altrimenti non se lo sarebbero potuto permettere. Oggi Angela ha un’opportunità, un amico dal suo paese le ha offerto di gestire un bar, sarebbe un’occasione per lei di tornare alla sua città e magari di sistemare anche la sorella con un lavoretto da cameriera, ma i sette anni passati qui sono tanti, lei è consapevole che molte ragazze non ci penserebbero due volte e quasi si vergogna della sua indecisione. Angela sicuramente ci rifletterà, è che ormai incredibilmente e nonostante tutto il suo futuro lei lo vede qui in Italia. Cristina invece ha 29 anni, anche lei vive spesso la strada, lo fa per scelta. E’ da anni operatrice sociale di una delle ‘onlus’ che si occupa di donne sfruttate e vittime della tratta. E’ testarda e determinata quanto sensibile e attenta. Adora le “sue ragazze” ed è questo che le da la forza tutte le settimane di prendere l’auto, girare di notte – per ore, con la pioggia, con la luna piena, col vento e con 40 gradi – ed essere pronta con una parola di conforto, un consiglio, il risultato di un esame medico, o anche solo a fare quattro chiacchiere frivole quando si capisce che il bisogno è quello di evadere un pò.
A volte le emozioni sono forti e la stanchezza è tanta, a volte si sente scivolare il terreno da sotto i piedi, altre la rabbia per quello che è costretta a vedere sembra poter prendere il sopravvento e rischia di far perdere la lucidità. Nessuno le ha insegnato come conquistare la fiducia di chi ormai l’ha persa nei confronti di gran parte del genere umano – nessuno può farlo, neppure un’università o un corso o i racconti di chi c’è già passato – ma col tempo l’esperienza glielo ha insegnato così bene che oggi quella piccola grande conquiste che ogni giorno raggiunge le danno la forza di superare anche i momenti più bui in cui ti senti impotente. Oggi nei suoi occhi si leggono tutte le storie che ha saputo scoprire, i fallimenti che ha dovuto affrontare, le vittorie che ha saputo raggiungere.
Angela e Cristina hanno fatto un lungo percorso insieme e di passi in avanti ce ne sono sicuramente ancora molti da fare, ma sono un esempio di come a volte un incontro può cambiare il corso degli avvenimenti.
Giulia ha 27 anni, fare spigliato e sorridente, fa la prostituta da anni. Centinaia di clienti e ore passate anche ad ascoltare i loro problemi. Con la moglie, al lavoro, la crisi, le incertezze… Di uomini ne ha visti di ogni tipo e da loro ha subito l’abuso giornaliero di chi vende il suo corpo non per scelta. Però capita anche, che la più nera delle esistenze, possa prendere forma e colore di una favola reale. Giulia ha conosciuto un uomo che nel tempo è diventato un cliente abituale, quest’uomo si è innamorato della sua semplicità, della sua caparbietà, delle luci e delle ombre, dei pregi e dei difetti, di lei. L’amore forte ha portato lui ha sfidare le difficoltà e i pericoli di una situazione al limite, a bussare alle porte di chiunque potesse cercare di aiutarli a portare lei fuori da questo vortice in modo sicuro e a vivere finalmente una vita insieme. E’ stato un percorso lungo e difficile una sfida all’illegalità e al racket, un gioco di equilibri per arrivare a denunciare al momento giusto, quel momento che ha permesso di correre meno rischi possibili. Ce l’hanno fatta: insieme. Chiara è ancora inesperta e ascolta, osserva per imparare il più possibile da chi ha più esperienza di strada. 22 anni e il primo tirocinio mentre ancora sta studiando per finire l’università. Le idee non sono ancora chiare, la sola certezza è quella di voler fare qualcosa di concreto. Pensiero che si mescola con un pò di quella sana capacità propositiva di sognare di poter cambiare qualcosa. Non sa di preciso cosa l’abbia portata a scegliere proprio questo tipo di realtà per iniziare, se sono state una serie di coincidenze, se qualcosa di irrisolto, se la necessità di dare una mano a prescindere. Non sa neppure se continuerà, non vuole farsi troppe domande o precludersi nulla, per ora vuole vivere e sentire.
Chiara e Giulia si sono conosciute giusto in tempo per trovarsi dentro insieme al vortice del cambiamento. Sono state entrambe fortunate, ognuna a suo modo, di far parte di una magia che non capita quasi mai…ma a volte anche sì!

FEMMINICIDIO IN ITALIA

*Grazie a Vi Esse per questa bella testimonianza 

*Foto Photopin