POPOLO – Czestaw Mitosz
Il più duro dei popoli della terra quando lo giudica la luce delle folgori,
Sventato e scaltro nella fatica del giorno comune.
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Senza pietà per vedove e orfani, senza pietà per i vecchietti
Sottrae alla mano del bambino la crosta di pane.
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Sacrifica la vita per attirare sui nemici l’ira dei cieli,
Sconfigge il nemico col pianto degli orfani e delle donne.
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Consegna il potere a gente con occhi da mercante d’oro.
Permette di elevarsi a gente con la coscienza di tenutari di bordelli.
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I suoi figli migliori rimarranno sconosciuti,
Si mostreranno ogni volta solo per morire sulle barricate.
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Le lacrime amare di questo popolo interrompono il canto a metà,
E quando il canto tace, si raccontano sonore barzellette.
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Negli angoli della stanza l’ombra si ferma e addita il cuore,
Fuori dalla finestra il cane ulula a un pianeta invisibile.
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Popolo grande, invitto, popolo ironico,
Sa riconoscere la verità tacendo sulla cosa.
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Bivacca nei mercati, comunica con lo scherzo,
Commercia con serrature vecchie rubate fra le rovine.
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Popolo con i berretti sgualciti, con tutti i suoi averi in spalla,
va cercando dimora a occidente e mezzogiorno.
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Non ha città né monumenti, scrittura né pittura,
Solo la parola tramandata oralmente e il presagio dei poeti.
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L’uomo di questo popolo, chinandosi sulla culla del figlio,
Ripete parole di speranza finora sempre vane.
-1945-