Rivoluzione industriale ed esplosione demografica

In Europa e in America del Nord la rivoluzione industriale produsse un’esplosione demografica e un gigantesco mutamento sociale.
Come ha osservato Greider: ‘Alcuni esseri umani furono resi liberi, mentre altre vite furono convertite in merce a poco prezzo, in merce usa e getta’.
Oggi, nel mondo in via di sviluppo, sta accadendo la stessa cosa.
Dove le popolazioni sono in crescita, il rapido cambiamento economico ne immette una parte nel mondo moderno della buona medicina e della tecnologia, degli stili di vita occidentali e di un nuovo senso di sé e della propria realizzazione. Gli altri vengono consumati, spesso dall’infanzia, dalle industrie che pilotano tale cambiamento.
Nei paesi in via sviluppo il semplice raffronto tra numero di posti di lavoro operaio e sviluppo demografico indica inequivocabilmente che – per usare l’espressione adottata dagli operai inglesi in caso di licenziamento – le persone in esubero sono molte.
Rallentare l’esplosione demografica e attutirne gli effetti non colpisce direttamente la schiavitù né contribuisce a sradicarla.
È però importante ricordare che le strategie che più aiutano a mettere un freno alla crescita demografica sono anche le stesse che vanno al cuore delle cause della schiavitù.
Il solo rimedio collaudato contro l’eccesso demografico è l’eliminazione della povertà estrema.
I migliori contraccettivi del mondo – l’istruzione e la protezione sociale contro la povertà durante la vecchiaia e la malattia – sono anche la migliore difesa contro la schiavitù. Quando si trovano ad avere un improvviso bisogno di denaro, magari per procurarsi una medicina, le famiglie sono esposte al rischio di cadere in schiavitù.
Prive d’istruzione come sono, finiscono preda di finti contratti e di contabilità disoneste.
Sul lungo periodo, perché la schiavitù sia cancellata dalla faccia della terra, bisogna che i poveri di tutto il mondo vengano aiutati ad avere un maggiore controllo sulla propria vita.

 *Tratto da: I NUOVI SCHIAVI – Kevin Bales

*Foto: Montpellier 

Share Button