I
Scrivere è una cortesia che qualche volta pute.
Scrivere è una malattia com’è buona salute.
Scrivere è ciò ch’è inviso, ma ciò che fa da perno.
Scrivere è il paradiso, ma anche e più l’inferno.
Scrivere è come avere tratto tratto un collasso.
Scrivere è come bere o come andare a spasso.
Scrivere è prender moglie sfidando crucci ed ire,
aver fino le doglie, e per lei partorire.
Scrivere è proprio tutto, amare e disamare,
volere il bello e il brutto, tenersi monte e mare.
II
Vuol dire entrare in Duomo a pregar la Madonna.
Vuol dire essere un uomo che può mutarsi in donna.
Vuol dire mercimonio, vuol dire cosa stramba:
ammiccare al demonio rompendosi una gamba.
Vuol dire rubacchiare in qualche libro smesso
per indi meritare mezzo busto di gesso.
Vuol dire essere un genio, esser non più del Tale,
inchinarsi al proscenio, bussare all’ospedale.
E vuol dire una taglia su l’Ingegno o il Poema,
o un menù, una medaglia, anche una pergamena.
Ora mi salta in mente, non so come, di dire
a tutta questa gente che scrivere è morire.