Molto apprezzato da James Joyce, che si prodigò per una buona riuscita della seconda edizione, il romanzo si avvicina allo stile dello scrittore irlandese dato che è essenzialmente introspettivo e mira a mettere in luce la vita interiore di Emilio.
È percorso da una certa ironia dell’autore nei confronti della figura principale, Brentani, nel quale Svevo in parte identifica la sua personalità. L’inettitudine di Brentani è infatti spietatamente messa a nudo dal narratore, che considera il protagonista come persona in un certo senso malata e, infine, anche senile.
Il lettore viene coinvolto in questa complicità con il narratore, e riconosce subito i limiti e l’inadeguatezza di Emilio.
Un vero e proprio controesempio alla figura fallita del Brentani è quello di Angiolina: lungi da riflessioni esistenziali e da scrupoli di qualsiasi natura, Angiolina sfrutta le occasioni che le si pongono per progredire e godere di vantaggi sempre nuovi.
La sua figura si evolve negli occhi di Brentani, il quale cerca dapprima di considerarla come un angelo, cercando di darle l’improbabile soprannome di “Ange”; più tardi, la ragazza verrà però chiamata addirittura “Giolona” dal Balli a causa della sua statura. Il cambio di nome del personaggio ne mette bene in evidenza la graduale affermazione. Vale il discorso opposto per Amalia, il vero e proprio alter ego di Emilio, votato a consumarsi lentamente.
La presa di coscienza di cui si avverte la mancanza in Senilità verrà esaurientemente descritta nel romanzo successivo, La coscienza di Zeno.