Sogni (夢 Yume) è un film del 1990 diretto da Akira Kurosawa, composto da 8 episodi, basato sui concetti del realismo magico e di alcuni sogni del regista. Il film racconta, anche se non esplicitamente, la vita di Kurosawa e gli episodi rappresentano i vari periodi della sua vita, partendo dall’infanzia fino alla morte.
SOGNI Akira Kurosawa – Van Gogh par giramundo-mpt
Prodotto grazie al contributo di Steven Spielberg e George Lucas, il film è stato presentato fuori concorso al 43º Festival di Cannes. L’esile filo che
collega gli otto episodi è la presenza di un io narrante impersonato da Akira Terao, che è stato, dopo Toshiro Mifune e Tatsuya Nakadai, l’attore-feticcio di Kurosawa.
Nel film, oltre alla diretta citazione/evocazione di Van Gogh, sono presenti anche numerosi richiami ad Hokusai (Fuji in rosso), alla letteratura manga (Nausicaä della Valle del Vento), alla storia recente e alle tradizioni popolari nipponiche, a Ozu (ultimo episodio).
Raggi di sole nella pioggia
Una donna raccomanda ad un bambino di non uscire di casa: sta piovendo mentre splende il sole e, come narra un’antica leggenda, è il momento in cui i demoni-volpe (le kitsune) preferiscono celebrare i loro matrimoni. Se le volpi lo scoprissero a spiarle si arrabbierebbero molto. Il bambino, disobbedendo agli ordini della donna, esce di casa e si addentra nel bosco, dove assiste alla processione delle volpi. Quando torna a casa la donna dice al bambino che una volpe arrabbiata le ha portato un pugnale tantō, con il quale il bambino dovrà uccidersi per aver assistito alla cerimonia. La donna ordina al bambino di andare dalle volpi a chiedere scusa ma difficilmente sarà perdonato. Il piccolo s’incammina con il pugnale in mano, verso la base dell’arcobaleno, in cerca della casa delle volpi.
Il pescheto
Il giorno della Festa delle Bambole, in una dimora nobile alcune bambine celebrano l’evento. Il fratellino della padrona di casa segue una delle amiche della sorella, silenziosa quanto enigmatica, attraverso i campi fino a giungere ad un pescheto abbattuto di recente. Qui gli spiriti degli alberi, identici alle bambole che erano nella casa, si materializzano e gli dichiarano di essere offesi per lo scempio subìto dovuto all’imbecillità umana. Alle lacrime sincere del protagonista che s’era opposto all’abbattimento del pescheto, gli spiriti compiono una danza rituale al termine della quale il pescheto riappare magicamente rigoglioso per un attimo; quando la visione svanisce, rimarrà solo un ramo fiorito su un moncone.
La tormenta
Un gruppo di scalatori viene sorpreso da una tormenta ad alta quota. Dopo aver lottato per ore invano contro le forze della natura, ad uno ad uno cadono addormentati, vinti dalla fatica. Solo il capocordata resterà sveglio, e verrà raggiunto da una yuki-onna che lo lusingherà con una voce suadente, ma saprà resisterle. Ella svanisce insieme alla tormenta, ed il cielo torna sereno rivelando il campo base a pochi metri di distanza. Gli uomini vi tornano con gioia.
Il tunnel
Un reduce di guerra, tornando a casa a piedi e nottetempo, attraversa un tunnel oscuro. Appena ne esce, sente dietro di sé prima il rumore di uno, poi di molti passi: sono gli spiriti degli uomini del suo battaglione tutti uccisi in combattimento (lui è il solo superstite) e senza sapere dove andare, in attesa di ordini. L’uomo, tormentato dai sensi di colpa, non può fare altro che farli ritornare nel tunnel, dal quale spunta un cane rosso e ringhiante che lo minaccia.
Corvi
Il protagonista (alter ego del regista) ammira in un museo alcuni celebri quadri di Vincent van Gogh, e come d’incanto si ritrova in uno di essi, alla ricerca del pittore appena dimesso dal manicomio. Lo trova mentre cerca, nervosamente e con una fasciatura a coprirgli l’orecchio sinistro reciso, di disegnare un paesaggio. Il pittore gli dice di essere in forma “come una locomotiva” (se ne vede una ad intermittenza) e di non poter perdere tempo a parlare con lui. L’uomo comincia a cercarlo per i campi (e magicamente si ritrova a “camminare” in uno dei suoi quadri celebri), finché lo scorge scomparire sul sentiero che conduce all’interno di un campo di grano. Un colpo di pistola echeggia nell’aria, spaventando uno stormo di corvi che volano via terrorizzati (ricostruzione, questa, del celeberrimo Campo di grano con volo di corvi). Un fischio di locomotiva riporta il protagonista alla realtà di fronte al quadro omonimo.
Van Gogh è interpretato con foga da Martin Scorsese, che appare per la seconda volta in un film non diretto da lui, e per l’ultima volta con la barba.
Fuji in rosso
L’alter ego si ritrova ai piedi del Monte Fuji che, risvegliatosi, ha cominciato ad eruttare lava e ceneri, assumendo un aspetto rosso. Un fiume di persone disperate, a cui egli si aggrega, cerca scampo invano lungo una scogliera a picco sul mare: tra queste ci sono una madre con due bambini ed un ingegnere nucleare, responsabile di aver costruito una centrale proprio ai piedi del vulcano e che la lava ha appena distrutto. I vapori radioattivi assassini si sprigionano nell’aria e si abbattono su di loro: mentre l’ingegnere sparisce in mare, il protagonista cerca invano di allontanare le esalazioni dalla madre e dai bambini sventolando il giubbotto, mentre la scena si dissolve in nero.
Episodio di SOGNI – Akira Kurosawa, 1990 par giramundo-mpt
Il Demone che piange
Stavolta l’alter ego del regista vaga in una terra desolata, desertificata dalle esplosioni atomiche, e le cui uniche apparenti forme di vita sono dei fiori giganteschi ed inquietanti (si può notare un’analogia con l’ambientazione di Nausicaä della Valle del Vento). Qui incontra una figura semi-animalesca ricoperta di abiti stracciati e con un corno sulla fronte, che gli spiega come vanno le cose: una volta era stato un uomo, e come tutti i sopravvissuti alle esplosioni nucleari si è trasformato in demone e si ciba dei suoi simili (in mancanza di qualunque altra forma di cibo), il cui status sociale e l’eliminazione fisica sono determinati dal numero di corni che si hanno. Entrambi si ritrovano presso delle pozze color del sangue, ad osservare un gruppo di demoni lamentarsi, ed il protagonista, preoccupato per le “attenzioni” che comincia a mostrargli il suo interlocutore, fugge, ma scivola lungo la scarpata…
Il Villaggio dei Mulini
Il protagonista si ritrova in un idilliaco villaggio ai margini di una foresta, attraversato da un fiume che aziona molti mulini ad acqua che irrigano i campi. Presso uno di questi, incontra un vecchio centenario per nulla infiacchito dall’età, anzi decisamente vitale, che gli spiega come si debba condurre la propria esistenza se si vuole essere felici, gli abitanti del villaggio avevano infatti deciso di allontanarsi dal progresso e dalla modernità ritirandosi in quel villaggio proprio per cercare la felicità terrena nella semplicità della natura; dopodiché, si accomiata per seguire il corteo funebre (con tanto di banda musicale) del suo primo amore, che però aveva sposato un altro. Il protagonista, soddisfatto, s’allontana, mentre il fiume scorre sereno…
Il vecchio Chishu Ryu, qui quasi novantenne ed in una delle ultime apparizioni, è stato l’attore preferito di Yasujiro Ozu, uno dei registi più amati da Kurosawa, e con una carriera cinematografica con tematiche simili a quelle dell’episodio.