Streghe fraterne è un grande trittico, un’opera tutta al femminile, violenta, segnata da una sessualità delirante ma anche dalla nostalgia della declamazione e della parola. E dal desiderio di sopravvivere, a ogni costo.
«Volodine naviga al largo delle tendenze letterarie del momento, frantuma i confini dei generi letterari, ne inventa di suoi, non cerca una narrativa “facile” né ambientazioni convenzionali, ama i grigi, spesso il nero, e se bellezza c’è nei suoi libri, è la bellezza malata, violata di un mondo in rovina che ha anche in questo libro le caratteristiche del Caucaso» – Cristina Taglietti, la Lettura
«Antoine Volodine realizza un omaggio alla forza della parola» – Luciano Funetta, Robinson
«Antoine Volodine è uno scrittore di ortodossa devozione alla letteratura. Malgrado si ostini a venerare luoghi marci e comportamenti aberranti, ha un atteggiamento cristallino rispetto al mestiere di scrittore. La sua prosa è limpida quanto i suoi panorami sono oscuri» – Elena Stancanelli, la Stampa
Éliane Schubert, attrice girovaga, racconta nel corso di un interrogatorio la storia della compagnia teatrale itinerante di cui ha fatto parte. Anni interminabili passati a viaggiare sugli altopiani a bordo di due furgoncini carichi di fagotti attraverso villaggi e contrade, recitando farse medievali e scenette di agit-prop, in un mondo indefinito dove si aggirano banditi a cavallo, crudeli e assetati di sangue. Il racconto di Éliane è intervallato da brevi vociferazioni, stralci di una cantopera trasmessale dalla madre e dalla nonna, attrici girovaghe anche loro. Questi slogan snocciolati come un mantra, con incitamenti all’assassinio e parole d’ordine concepite per un popolo da fine mondo, sono il fulcro narrativo della seconda parte. La terza e ultima parte, costruita come un’unica frase lunga oltre cento pagine, conduce il lettore nello spazio scuro, trascinandolo in una potente spirale onirica e allucinatoria.