È disastroso riflettere sul disastro.
È perso il colmo, che ci appariva;
qui rimangono
gli ossi del rompicapo cinese.
La bussola è vaga sul mare di battaglia.
È perso, frammenti dell’insieme,
rottami ondulatamente sfatti ognuno
sono i gruppi di lotta.
C’è il disequilibrio stabile, bene.
Io torno al lavoro mentale e puro:
centomila, ogni scritto in varie cartelle;
su piedistallo all’ingresso colloco
curando l’ambiente, una statua degna…
O salario dell’improduttivo lavoro, o lavoro
con svuotamento del tutto! O specchio
non della felicità, né del fuoco!
Da rovesciare era il torso del mondo…
Quali cifre occorrono a finanziarsi o investirsi
o per sognare l’assalto,
e quali forza! mentre i vecchi dormono,
i nati si sono dispersi,
con ritorno e vitello; o senza ritorno,
in una gabbbia di uccelli.
Concretamente in città, uno per uno
si va in fila camminando dietro
alcuni simboli che non si vedono in cima…
Finché si avanzerà, realmente,
nell’arte e nell’impiego dell’umanità,
è questo
a cui ci siamo ridotti
-poemetto o racconto o periodico-
un monumentale residuo, sbonconcellato
a pezzi, del gigante ribelle,
che ispira frasi tali… un residuo
dell’integrità dimenticata!
Altro manca.
E levigato e bruto
è il cascame immortale, l’arte, il pensiero.
Intanto si prefigge il cranio
scopi da svolgere altrove:
ovunque, con guasto,
fuori d’incanto.
Uniamoci, armiamoci m globalmente…
Consideriamo quanti siamo,
se una minoranza oppure un resto,
e decidiamo il minimo, almeno, comunque…
Duriamo, se ci riesce, quali ieri,
nell’interruzione della via o del passaggio,
con negazione ancora dell’imbroglio e dell’esistente –
spettacolare marcio.
*Francesco Leonetti
*Foto: Michi 🙂