I MIEI GIORNI PIU’ BELLI (Trois souvenirs de ma jeunesse) – Arnaud Desplechin


Uno dei miglior film visti l’anno scorso a Cannes, anche se rifiutato tra molte polemiche dal Grande Festival e poi finito nell’esilio per quanto dorato della Quinzaine des Réalisateurs dove si è fatto valere vincendo un premio (comunque pace è stata fatta quest’anno tra il Festivàl e il regista di I miei giorni più belli Arnaud Desplechin, chiamato a far parte della giuria: un atto riparatorio e di conciliazione il cui significato non è sfuggito a nessuno). Un meraviglioso Desplechin, qui al suo massimo, e in stato di grazia dopo il precedente e assai deludente Jimmy P.

TROIS SOUVENIRS DE MA JEUNESSE – Arnaud Desplechin par giramundo-mpt
Questo Trois souvenirs de ma jeunesse – titolo originale che suona molto meglio dell’appiattente e un po’ soappistico I miei giorni più belli – è un classico racconto di formazione semiautobiografico, o almeno con echi autobiografici, in quel di Roubaix, non allegra provincia nord-francese, la piccola patria in cui Arnaud Desplechin ha ambientato parecchi dei suoi film. E torna il suo alter ego Mathieu Amalric, stavolta quale antropologo dal nome joyciano di Paul Dédalus che dopo aver vagato, vissuto e lavorato in parecchie plaghe del mondo, quelle centroasiatiche soprattutto, ora è di ritorno a Parigi per prendere un incarico al Ministero degli esteri.

Trois souvenirs de ma jeunesse − I MIEI GIORNI… par giramundo-mpt
È il pretesto per scatenare i ricordi, della sua infanzia, soprattutto di lui adolescente a Roubaix e poi giovane uomo a Parigi. Ne abbiamo visti centinaia, di bildungroman come questo. A rendere Trois souvenirs diverso e superiore alla media è l’infinita grazia, lo stile della messinscena, lo sguardo mai convenzionale, l’organizzazione del raccono in blocchi quasi autosufficienti, veri capitoli. Madre suicida, padre assente e dai comportamenti non così limpidi verso la sorella della protagonista. E poi, il meraviglioso quadro con la nonna lesbica e la sua fidanzata russa il cui marito è stato travolto dal terrore staliniano.
E il gruppo dei coetenai, e l’incontro con l’antropologa del Benin sua mentore, e l’amore con Esther, l’amore inestinguibile, l’unico amore. Esther è tra i più bei personaggi femminili che il cinema ci abbia dato in questo ultimi anni, e già da sola merita la visione. Un miracolo che di questi tempi unfilm così abbi atriobvato una distribuzione da noi: onore a chi (la BIM) ha avuto il coraggio.
—> VAI A :  Arnaud Desplechin – Biografia
*FONTE: http://nuovocinemalocatelli.com