15 Quartine di OMAR KHAYYAM (Iran, 1048 – 1131) #Poesia

4.

Se vino non bevi, gli ebbri non rimproverare
E non cominciare a intrecciare astuzie ed inganni.
Non esser sì fiero di non bere il Vino, ché certo
Cento bocconi tu ingoi, cui il vino è l’umile servo.

29.

Poi che null’altro che vacuo vento ci resta d’ogni cosa ch’esiste,
Poi che difetto e sconfitta colgono al fine ogni cosa,
Considera bene: ogni cosa che è, è in realtà nulla;
Medita bene: ogni cosa ch’è nulla, è in realtà tutto.

44.

Il chiaro di luna ha forato la veste della Notte:
Bevi vino un istante, ché meglio non troverai più mai.
Sta’ lieto e di nulla ti cura, ché molti chiari di luna,
Solitaria di noi, ancora illumineranno la Terra.

54.

Coloro che furon oceani di perfezione e di scienza
E per virtù rilucenti divennero Lampade al mondo,
Non fecero un passo nemmeno fuori di questa notte scura:
Narrarono fiabe, e poi ricadder nel sonno.

56.

Questi che sono ora vecchi, e questi giovani ancora,
Ognuno ansioso s’affanna a corsa verso la Mèta;
Ma questo vecchissimo mondo, in fine, a nessuno rimane.
Andarono; andremo; altri verranno; ed andranno.

64.

Ah quanto tempo noi non saremo, e sarà il Mondo!
Non nome di noi rimarrà, non traccia veruna.
E prima già non fummo, e il Mondo non n’ebbe alcun danno,
E ancora poi non saremo, e tutto sarà come prima.

69.

Per quanto agli occhi tuoi adorno facciano il Mondo
Non attaccarti al Mondo, ché i Saggi questo non fanno.
Molti esseri come te verranno, molti ne andranno:
Rapisci tu la tua sorte, ché te un di rapiranno!

81.

Fin quando sprecherai tu la vita adorando te stesso?
E ad affannarti a correr dietro all’Essere e al Nulla?
Bevi vino, ché una Vita che ha in fondo solo la Morte
Meglio è che passi nel sonno, meglio è che passi in ebbrezza.

83.

Calma la brama del mondo e vivi contento di poco,
Taglia i legami tutti col bene e col Male del Tempo:
In mano prendi una coppa e la treccia d’Amica gentile,
Ché passa, passa e non resta, questa tua vita d’un giorno

84.

Per quanto in pene ed affanni s’attardino lunghi i miei giorni
E tu fiero di gioia e diletto la Vita,
Non fidar nella gioia, non nel dolore, ché il volger silente del Cielo
Nasconde dietro il suo velo migliaia di frodi.

86.

Ogni attimo che passa veloce della tua vita
Non lasciare che passi altro che in buona allegrezza.
Sappi che il capitale vero del gran commercio del mondo
È la Vita, la Vita che passa come tu sai passarla.

125.

Esseri addormiti io vedo sopra tappetti di terra,
Esseri ascosi vedo silenti sotto la polvere:
Per quanto aguzzi lo sguardo verso i deserti del Nulla
Esseri ancor non venuti vedo, ed esseri andati.

126.

Fin quando sarem prigionieri di questo dozzinale Intelletto?
Che importan cent’anni nel mondo, che importa un sol giorno?
Versa, tu, nella coppa Vino limpido, prima
Che impasti vasi di noi, nell’officina, il vasaio.

133.

Sorge ogni tanto qualcuno, che dice: Eccomi, son Io!
Pien di fortuna si leva, e d’oro e d’argento.
E quando tutte bene ordinate ha ormai le sue cose
Eccomi, son Io, sussurra da segreto agguato la Morte

191.
Non cercare la Gioia: la vita non è che un sol soffio,
Ogni atomo è polvere secca di Kei-Qobad e di Giàm.
E tutte le cose del mondo, anzi l’intero Universo,
Son fantasia di sogno, illusione d’inganno.

*OMAR KHAYYAM (Iran, 1048 – 1131)