6 Poesie di SILVIA BRE da LA FINE DI QUEST’ARTE

6 Poesie di SILVIA BRE da LA FINE DI QUEST’ARTE

Lo si sa sempre
che verrà un momento
– è già qui in agguato è sotto è dentro –

in cui il disordine l’avrà avuta
vinta a tutto campo
senza neanche un superstite

un abc, un qualunque fondamento
generale, un solo gesto.

Ma forse anche le cose come stanno
hanno un ordine

tanto più vasto
da uscire dall’inquadratura

da non entrare mai
in nessuna mente

così il massimo di reale combacia
con l’astrazione pura

come quando la notte
essere e non essere
niente
si equivalgono

*

Se ti chiamassi e almeno
quella volta
tu risalissi trasparente
l’acqua
dei miei occhi

se tu una volta fossi
la verità più forte
che
mi lascia viva

invece
chiusa nel cielo
non so niente
di me
e se tu vieni
non c’è più
niente di vero.

*

l’acqua che mi riflette
e che mi pensa
fermissima
mi tiene
come un suo bene

acqua io sono in lei, anima persa
altra io sono in lei
quello che posso
quello che vorrei

*

Poi muoviamo le pentole nella sua casa
facciamo rumore chiamandoci
da una camera all’altra, perché il reale
in cui provava lo strazio di sognare
è qui, affondato nei dettagli
tra le stelle di natale.
Lasciati andare, padre, dentro di noi.

*

Ma pensare, pensare è affrancarsi,
mente che sogna addormentata nella terra:
in te che mi riguardi e sei
quello che sono
distendo questo mio corpo fedele
nato per raccontare della luna
quando va via da sé
quando senza più noi va da nessuno.

*

Se il nostro luogo è dove
il silenzioso guardarsi delle cose
ha bisogno di noi
dire non è sapere, è l’altra via,
tutta fatale d’essere.
Questa la geografia.
Si sta così nel mondo
pensosi avventurieri dell’umano,
si è la forma
che si forma ciecamente
nel suo dire di sé
per vocazione.

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