SCRITTURA FEMMINILE E MASCHILISMO NEL 2015

Non so se avete notato anche voi, ma ogni qualvolta una scrittrice di medio o buon livello diventa un po’ conosciuta, lo diviene principalmente per la sua ‘scrittura femminile’, per quello che di femminile c’è dentro i suoi scritti.
A volte scrittori di uguale livello, se non addirittura stile e argomentazioni, vengono differenziati tra loro in base al sesso, al fatto che a scrivere siano uomini o donne.
Come se una donna, povera vittima da sempre dell’uomo, non possa arrivare a formulare bei pensieri visto che appartiene ad una società di cui ci si fa sempre scudo, machista, quando appunto per questi motivi dovrebbe essere più sensibile, più possibilitata a trovar momenti di intimità per farlo, -del resto è oramai da tempo che le donne nel mondo definito sviluppato hanno libero accesso alla cultura. O come se il suo sesso sia una difficoltà nel mondo moderno allo scrivere, e quando lo riesca a fare vada premiata solo per questo, indipendentemente dal reale valore del suo lavoro.
(In più forse oggi nel 2015 bisognerebbe anche guardarla meglio questa società, ancora definita maschilista, dove l’uomo sta scomparendo tra una depilazione e l’altra; dove in molti campi di lavoro ‘cool’, essere ‘culo’ è un plus per il curriculum).
Quindi mi chiedo perché una donna dovrebbe esser più conosciuta e riconosciuta come valida scrittrice a pari livello di un collega maschio, solo perché donna?
La scrittura femminile è definita come più psicologica, più intima, più fine o meno volgare di quella di un uomo…
Farsi conoscere più facilmente perché femmina rispetto a un maschio, non solo è per me ingiusto nei confronti degli scrittori uomini che non vedo perché non dovrebbe o potrebbero avere pari doti nello scrivere, ma anche e sopratutto nei confronti delle scrittrici a cui si riconosce un merito in più solo perché sprovviste di pene; come il continuare in questi anni a parlare di società maschilista quando forse è proprio l’uomo che avrebbe bisogno oggi -l’eterossesuale che rispetta la donna, i gay e che per loro ha lottato e fatto campagne- di ritrovare sé stesso e i suoi diritti ad essere un eterosessuale felice, con i peli sul petto e gli impulsi a lui necessari..
Del resto, i movimenti femminili, variegati negli anni ’60 o ai loro inizi, hanno oggi, raggiunto il loro massimo potere, forte un unico messaggio: siamo donne, possiamo fare quello che vogliamo con il nostro corpo, e grazie a questo siamo noi le dominatrici dell’uomo -uno dei tanti ideali proposti dai diversi movimenti per la liberazione della femmina, l’unico che sembra aver preso piede, coll’arrivare a far sentire libera una donna perchè può fare le cose degli uomini se non in maniera ancor peggiore, e diventare famosa grazie al suo corpo senza per questo essere tacciata d’essere  ‘prostituta’: emancipazione Miley Circus. Quanti uomini possono diventare conosciuti solo grazie alla mostra del loro culo durante una canzone? chi dei due sessi allora è più svantaggiato ad oggi?!
È ben possibile che le esperienze descritte nella scrittura d’una donna siano diverse da quelle degli uomini, ma bisogna considerare tali come esperienze universali, o fatte da un altro punto di vista al massimo, non come esperienze esclusive di una donna.
Come appunto nella ‘lotta’ tra femminismo e ‘machismo’, bisogna incominciare a vedere delle battaglie per ottenere pari diritti e quindi doveri, e non uno scontro tra due fazioni rivali.
Ad oggi il femminismo ha preso, per me, un’accezione negativa, come il machismo nel passato, maschilismo che in realtà dovrebbe poter essere un ideale di valoralizzazione e restituzione di dignità all’uomo maschio, e non una sua scarsa e vigliacca prova di forza sotto forma ‘sottomissione della donna’.
Vista così, in un ottica in cui il ‘machismo’ possa essere un movimento, se così lo si decida di chiamare, per ridare virtù ad un uomo che oggi è diventato un mezzo uomo, sempre più schiavo del suo pene e di una società, specie quella europea, dove essere eterossesuali è noioso se non antico, perchè una donna può essere femminista e non un uomo maschilista? Solo quando un uomo sarà un vero uomo, con la sua dignità e le sue virtù, allora anche la donna avrà tutti i diritti salvaguardati e rispettati, e ci sarà vera emancipazione per entrambi.
Il femminismo che è diventato quasi un movimento atto alla sottomissione dell’uomo, come di vendetta per i torti subiti in passato, e’ soprattutto qualcosa di stupido per le femmine stesse, in quanto in un mercato capitalistico in cui anche il corpo di fa merce, e vende bene, non si può certo parlare d’ ‘emancipazione della donna’.
La donna dovrebbe capire oggi che è il capitalismo il suo nemico, la visione della femmina data dalla società, non l’uomo in quanto tale, che come lei ne subisce i dictat estetici e sociali.
La vera emancipazione di entrambi la si avrà quando ci si emanciperà da queste definizioni, da maschilista e femminista, da maschile e femminile.
Se entrambe le parti lottassero per una liberalizzazione di principi egualitari dentro una medesima società dove entrambi giocano un ruolo di definizione della stessa, perché fare ancora differenze tra uomo e donna, e non solo in tema di stili di scrittura?!
*Andrea Giramundo
*Foto: Alice Luonì