GUERRILLA MARKETING

Per GUERRILLA MARKETING si intende quel modo di fare pubblicità, promozione del LOGO, che consiste, nel vero senso della parola, nel tappezzare una determinata zona d’interesse, nei più svariati modi, tramite adesivi, poster e oggetti curiosi lasciati sull’automobile.
Discendenti dei semplici volantini, informativi o sconto, oggi anche nella versione da agganciare allo specchietto dell’auto e della moto, hanno però rispetto ai loro predecessori qualche ulteriore caratteristica.
Per il volantino ci sono delle tasse da pagare, e alcuni paesi, spesso piccoli centri turistici che stagionalmente corrono il rischio di essere invase di carte, plastica o qualsiasi materiale gettato per le sue strade, negano addirittura la possibilità e la pratica di questa forma di marketing nel loro territorio.
Causa primaria, appunto, la salvaguardia dell’ambiente visto che tutte queste iniziative prodighe nel regalare materiale al mondo, non prevedono un conseguente smaltino del materiale messo in circolo.
Per le forme vere e proprie infatti non è prevista tassazione, e la loro peculiarità sta proprio nell’essere, quindi fuori legge.
Da qui il nome Guerrilla, dalla sua azione nascosta, illegale, uno spruzzo pieno di pubblicità in un determinato luogo, in un centro commerciale, alle porte di un impianto sciistico, dove ci siano grossi parcheggi, nei luoghi della città di maggior flusso di ‘consumatori’.
Caratteristica importante di questa forma di propaganda è, e dovrebbe essere sempre, anche la sua creatività e la sua capacità di sorprendere il target richiesto per la sua originalità e inaspettatezza, caratteristiche tipiche della Guerriglia ( parlando di un’altra forma di guerra), appunto.
Se può essere discutibile ed opinabile il modo in cui si debba tassare un’iniziativa promozionale del genere, è invece indiscutibile l’inevitabile rispetto ambientale che la deve accompagnare.
L’esempio negativo più eclatante in Italia sono i manifesti elettorali che puntualmente, in concomitanza di elezioni politiche, spuntano ovunque nelle città coinvolte nella propaganda, nei modi peggiori, su tutti muri, su strutture in ferro tremende appositamente create e piazzate senza nessun rispetto di nessun piano d’urbanizzazione o estetico.
 
Tonnellate di carta sbattuti dappertutto, anche uno sopra l’altro, senza nessun rispetto di chi abita o vive nelle zone coinvolte.
Per come vengono messi perfino sembra siano più un danno dell’immagine del politico rappresentato che un reale guadagno.
Questo anche perché il partito politico in questione, tutti i partiti, sono dai noi suvvenzionati nella loro campagna, e quindi hanno solo interesse a buttare quanti più soldi possibile in pubblicità.
Non a caso a pensarci bene i più grandi politici sono anche i più grandi proprietari di mezzi di comunicazione o agenzia di pubblicità. Ad andare a vedere, probabilmente, anche solo lo stampatore finale dei cartelloni sarà in qualche modo legato ad un partito o a un suo membro.
Indipendentemente da questo tipo di indagine che non sta a noi, qui fare, vorremo solo che una bella ‘GUERRILLA MARKETING’ sia detta così oltre per la sua creatività, originalità e invasività anche per il suo grande rispetto ambientale.
Del resto una bella forma di GUERRILLA non sarebbe assolutamente un danno per il cittadino che potrebbe invece godere di qualcosa di gratis e, magari, nata da un’idea per lui ancora nuova e sconosciuta.
Del resto oggi molti creativi che in altre epoche avrebbero, magari fatto i pittori o altri mestieri artistici, sono costretti, per vivere, a concentrare la loro arte per dei marchi aziendali. Così da essere pagati per poterlo fare. Vivere di arte oggi è praticamente impossibile.
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Esempio su tutti, per rimanere in tema di promozione politica, è sicuramente il duplice e reciproco successo di un Brand e relativo creativo utilizzato che è quello del presidente degli Stati Uniti, Mister Obama, e dell’inventore della sua campagna GUERRILLA, Shepard Fairey.
A.
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