IL TEMPO DI BLANCA di Marcela Serrano

Mia nonna mi insegnò a leggere. Mia nonna mi mostrò i libri e mi trasmise il suo amore per loro. Non ebbi scelta, fu la sua eredità. Mia nonna mi disse che con i libri non mi sarei mai sentita sola

Allora non lavori? Esitai.
Qual’era la risposta giusta? Insieme a un gruppo di amiche lavoravo per la parrocchia; avevamo organizzato nei paesi della provincia dei laboratori per insegnare un mestiere alle donne. Potevo mettere in pratica i miei studi di pedagogia, i laboratori mi piacevano e non mi sembrava importante guadagnarci uno stipendio.
A dire la verità non lavoro come le altre donne. Voglio dire che non ho né orari né impegni quotidiani. Ma faccio un sacco di cose, sai?

Tagliarsi fuori del tutto, la tentazione è forte.
Essere libera: smettere di essere una persona. Smettere di essere una persona: la libertà.
Tentazione di vivere al margine.
Mio padre un giorno mi disse: o direttore di banca o sotto i ponti del Mapocho. Non credeva al giusto mezzo, dove secondo lui non c’è grandezza. Disse che il giorno in cui avesse ritenuto insensato spogliarsi ogni mattina per ricevere la carezza benefica dell’acqua, il giorno in cui gli fosse sembrata un’impresa da titani farsi la doccia, quel giorno si sarebbe messo a mendicare per strada.
Grandezza oppure decadenza, che ai suoi occhi avevano la stessa vastità, purché assolute. Mi spiegò che le tappe intermedie, quando il crollo è imminente e non si riesce ad accettarlo, quando si lotta contro di esso senza speranza, quelle sono il vero fallimento. O re o pezzente, niente vie di mezzo insomma.
Oggi preferirei mille volte essere una homeless a Manhattan piuttosto che una mezza donna qui a Santiago.
Perché vi siete lasciati? Tra le altre cose perché mi picchiava.

Ti picchiava? Non potei nascondere tutto il mio orrore.
Non ti scandalizzare tanto. Succede anche nelle migliori famiglie. Scusa, ma…
Guarda Blanca, stai tranquilla che succede lo stesso anche intorno a te. La differenza è che nel tuo ambiente probabilmente nessuno lo dice. Tra noi invece non lo nascondiamo. Tra i ceti più bassi, poi, per molte donne è quasi un onore essere maltrattate. Solo il loro uomo può trattarle così, è come un segno di proprietà.

Anche se sembra un controsenso, ci vuole più coraggio ad essere contestatori in democrazia che sotto la dittatura.
Il fatto è che oggi non stare alle regole è diventato maleducazione. Rispose Sofia.
Questa transizione è strana. Io mi sforzo coscienziosamente di dare un senso alla parola prudenza. Ma è tutto stravolta… I comunisti, tagliati fuori dalla storia, in estinzione. I socialisti pensano a sistemarsi e si imborghesiscono. I diritti umani oramai sono appannaggio di un gruppo di pazzi ribelli antisistema…che bel futuro abbiamo davanti! E con un governo totalmente incapace di mobilitazione, finirà che la destra si prenderà le piazze…
In pratica la destra ci sta rubando i modi classici di fare politica.

Leggevo, leggevo, leggevo. Ampliare le proprie conoscenze è un dramma, Blanca, perché ogni passo in più che fai ti rende sempre più cosciente di quanto ancora ti manca da conoscere. E ti ritrovi sempre più lontano dalla soddisfazione delle tue curiosità.

Oramai non vado più da nessuna parte. Il letto e la casa sono i miei unici spazi. Non ho nessun interesse là fuori. In questa città non esiste la vita di strada, non mi sto perdendo molto. Anche se sono costretta tra le mie quattro mura per invalidità, da queste parti più o meno è la sorte comune.

Ai tempi di mia nonna, le calze erano di seta e si rammendavano. Ai tempi di mia madre di nylon e si usava lo smalto per le unghie per fermare le smagliature. Oggi sono fatte di chissà che materiale e si buttano via.
Ai tempi di mia nonna, il consumismo praticamente non esisteva. All’epoca di mia madre cominciarono timidamente a scoprirlo. Adesso è diventata un’attività culturale.
Le bambole.mia nonna ne aveva una sola e l’amò, la vestì e la tenne per tutta la vita a impreziosire il suo letto. Viso di porcellana, occhi di vetro, un oggetto unico, insostituibile. Mia madre ne ebbe un paio e io non più di tre. Ma tra tutte quelle c’era la Jo. Così si chiamava la mia bambola. Era di gomma, nera, con la testa color cioccolato coperta di ondine in rilievo. Adoravo la Jo e le altre due bambole venivano dopo. Trinidad ha venti bambole e non è veramente affezionata a nessuna. Sono tutte intercambiabili e il suo favore non dura più di una notte. Nella vita di Trinidad non c’è posto per la Jo. Non perché è nera o di gomma, ma perché è una tra le tante. Quando rimetto in ordine, come oggi, butto via resti di bambole di cui Trinidad non sentirà nemmeno la mancanza. Ma come si fa ad affezionarsi alla plastica rosa delle moderne Barbie?
Ai tempi di mia nonna, me lo raccontava lei, non si buttava via niente. Nemmeno l’esperienza. Un bacio era una cosa rara nella vita di una persna e veniva custodito come un tesoro. Il dolore si conservava gelosamente per non dimenticarlo. E da quello si imparava. Adesso, calze, dolori e baci, consumiamo tutto, rompiamo tutto, ci disfiamo di tutto.
Trinidad e mia nonna non si sono mai conosciute.

Cos’è la decenza Blanca?
Tu le rispondesti seria:
Semplicemente una serie di dettagli.

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