‘La scuola inizia, inoltre, al mito del consumo illimitato. Questo mito moderno si fonda sulla convinzione che il processo debba inevitabilmente produrre cose di valore e che la produzione produca quindi necessariamente una richiesta. La scuola ci insegna che l’istruzione produce l’apprendimento. L’esistenza delle scuole produce la richiesta di scolarizzazione. Una volta che abbiamo imparato ad aver bisogno della scuola, tutte le nostre attività tendono ad assumere la forma di un rapporto clientelare con altre istituzioni specializzate. Una volta screditato l’autodidatta, ogni attività non professionale diventa sospetta. A scuola ci insegnano che un’istruzione valida è il risultato della frequenza, che il valore dell’apprendimento aumenta proporzionalmente all’input, alla quantità di nozioni immesse e, infine, che questo valore può essere misurato e documentato da voti e diplomi. In realtà l’apprendimento è l’attività umana che ha meno bisogno di manipolazioni esterne. In massima parte, non è il risultato dell’istruzione, ma di una libera partecipazione a un ambiente significante. Quasi tutte le persone imparano meglio ‘stando dentro’ le cose, eppure la scuola le porta a identificare l’accrescimento della propria personalità e delle proprie conoscenze con una elaborata pianificazione e una complessa manipolazione. Una volta che ha accettato la necessità della scuola, un uomo, o una donna che sia, diventa facile preda delle altre istituzioni. Una volta che hanno permesso che la loro immaginazione venisse plasmata da un insegnamento rigidamente pianificato, i giovani sono inevitabilmente condizionati ad accettare qualsiasi forma di pianificazione istituzionale’