COSA DIREMO AGLI ANGELI – Franco Stelzer

COSA DIREMO AGLI ANGELI – Franco Stelzer

E adesso? Cosa diremo agli angeli, quando ci accoglieranno alle porte del cielo?
La verità, che altro…
La verità, sì. Ma noi intendevamo… cosa gli diremo per intrattenerli, per fare un po’ di scena, perché rimangano colpiti…
Beh, parlare d’amore.
No, l’amore non funziona più. Non li scuote.
Allora buttatevi su un dolore più sottile.

31.

Diremo agli angeli che abbiamo guardato le vite degli altri fino a rimanerne accecati. Che ci siamo consumati di attenzione, di attrazione irresistibile.
Diremo, tuttavia, che non possiamo sostenere di averle viste veramente. Possiamo, più che altro, affermare di averle sentite.
Esse ci hanno accarezzato. Sono entrate lentamente in noi. Abbiamo guardato a quelle esistenze con tale intensità da scoprire sopratutto noi stessi. Abbiamo compiuto esami così meticolosi sugli altri da imparare sopratutto di noi. Da dentro.
Siamo stati voyeurs di tale forza commossa da guardare in direzione inversa a quella abituale.
Abbiamo guardato, abbiamo visto – sempre e comunque dentro di noi.

87.

Diremo che abbiamo passato la vita a non fare le cose che avremmo potuto fare? A studiare i mille percorsi possibili che poi non abbiamo seguito? A pentirci per non averli seguiti? Che abbiamo trascorso più tempo a sognare che a vivere?

89.

Diremo agli angeli che ogni tanto si arriva a una svolta. E che a ogni svolta, che lo vogliamo o meno, spunta sempre una storia.
Non c’è svolta se non c’è una storia.
Gli angeli annuiranno., simpatici, come sempre, un po’ ammirati. Forse un poco compiaciuti. Pensando: Una vita che vi seguiamo, qualcosa velo avremo insegnato! Poi, naturalmente, vorranno dire la loro. E aggiungeranno che, se le svolte portano con sé una storia, potrebbe valere anche il contrario.
Beh, avrebbero ragione. Perché se uno racconta, qualcosa finisce sempre col cambiare.

91.

Dunque, che cosa racconteremo, agli angeli, quando ci chiederanno che cosa abbiamo fatto della verità?
Che un poco l’abbiamo cercata. E che a tratti l’abbiamo anche trovata.
E che, comunque, ne siamo usciti stanchi.
Scopri qualcosa su qualcuno, e ti sembra che il mondo cambi.
E i segnali sono: stanchezza e luce.
e non faremo fatica ad ammettere che, quando pensavamo di avere capito ogni cosa, un attimo dopo tutto mutava.
Ma i segnali di ogni nuova acquisizione rimanevano gli stessi. Stanchezza. E luce.

98.

Accetteremo dagli angeli ogni minuscola indicazione, ogni segno, ogni piccola traccia.
Seguiremo ogni pista, purché la nostra vita – oppure ogni altra vita – disveli un sia pur minimo senso.
Diversamente, soffocheremo in una pasta anonima.
Potremmo consentirlo? Lasciare che le cose si snodino e si perdano in mille rivoli indistinti? In una fanghiglia spenta?
Meglio sapere, sapere ogni cosa.
Costruire. Ricostruire. Ricreare un percorso, una genesi, un fatto.
Riprodurlo, per averlo preciso davanti agli occhi, inconfondibile, allestito come il plastico di un progettista o come lo studio di un’equipe di poliziotti.
Preparare tutto su un grande tavolo, con frecce, colori diversi, legenda, simboli e segni di lettura, pupazzi, statuine, ipotesi corroborate da prove, da materiale fotografico.
Sistemare tutto e, quando l’insieme ci dovesse sembrare perfetto, sederci su una poltrona là vicino, ripercorrere ogni minimo dettaglio, spostare e rispostare chiodini e puntine da disegno, appuntare ogni cosa su lavagne luminose. Tirare un profondissimo sospiro e poi, magari, perché no – chiudere gli occhi e lasciarsi andare.

Franco Stelzer